mercoledì 20 novembre 2013

Cioccolato, dal produttore al consumatore


Il processo e' un po' lunghetto ma poiché e' noto come  va a finire si può anche saltare. Raccolto il frutto che può essere giallo rosso verde o variegato a seconda dei capricci delle zanzarine impollinatrici, si sbuccia.
 Mi chiedo chi sia stato il genio che da questi grossi semi aspri e dal sapore vagamente di agrume abbia immaginato la polvere marrone e i suoi eccellenti derivati. I semi vanno seccati per due settimane. I primi due giorni bisogna muoverli ogni ora perché fermentano. Poi vengono arrostiti e ridotti in polvere. Finalmente il colore e' giusto!
Un tempo si usavano delle macchine, ancora conservate alla piantagione, ma dopoil passaggio della monilia devastatrice, si è tornati al lavoro manuale. 
Ottenuta la polvere, si passa 'in cucina' . 
 il cacao si scalda appena e ci si  aggiunge, nell'ordine, zucchero di canna, estratto di vaniglia,  latte condensato, acqua. Si mescola prima con un cucchiaio poi, nella versione turistica, l'impasto si lavora a mano. La cosa curiosa e' che di colpo comincia a separarsi l'olio. Il famoso burro di cacao, venduto qui separatamente e a caro prezzo. L'impasto alla fine viene steso su un tagliere e diviso in quadretti. 
Et voila', ecco la cioccolata. 

1 commento:

  1. Non ti leggevo da un po' ma sono felice di saperti così esperta ora nella fabbricazione del cioccolato. Ho giusto un po' di semi tostati con i quali non sapevo cosa fare. Quando torni ci proviamo :)

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