sabato 26 luglio 2014

Le amenità della stazione Termini




Sabato mattina, stazione Termini. Diciamo che è il regno del lavoro sommerso... Tralasciando che il taxi che mi porta in una Roma deserta fa la strada più zeppa di semafori (rossi, per lo più) possibile, a via Marsala si coagula l'ingorgo più fitto di sempre. “Lo so io perché”, mi fa il sagace tassista. E svela: “qui c'è un abusivo che fa parcheggiare tutti a spina, così la larghezza della strada si dimezza. Più tutti quelli che fanno scendere... Ecco l'intoppo...”. Sorvolo sul fatto che anche lui si ferma in mezzo alla strada per lasciarmi.
L'atrio brulica, come si conviene in un sabato mattina di un (sedicente) luglio. Al lavoro molti 'volontari'. Le macchine automatiche per i biglietti sono piantonate da zelanti abusivi che, come i boy scout con le vecchiette, insistono minacciosamente per fare il biglietto al posto dei viaggiatori. Me ne scollo uno di dosso con relativa facilità. Appena sentono l'accento romano si 'disamorano', per fortuna. 
Secondo ostacolo da dribblare, i dispensatori generici di aiuto non richiesto. Donne per lo più, direi che l'appalto del servizio è all'etnia Rom. Fermano persone più anziane o donne sole, turisti stranieri, e, in italiano e inglese, chiedono se possono aiutarli. A fare cosa, non è dato sapere. Non mi sono soffermata abbastanza, non essendo particolarmente bisognosa, ma al contrario fissandoli con 'occhi di bragia'. 
Non basta. Sul predellino del treno, sta appollaiato un giovanotto, che insiste per guidare le persone a loro posto. Singolare 'facilitatore' se si pensa che il treno non ha posti assegnati... L'ho sentito personalmente mandare, diciamo, al diavolo in modo plateale e sonorissimo chi ha rifiutato i suoi servigi... 
Partire, un sollievo nel vagone stipato e senza aria condizionata. 


lunedì 21 luglio 2014

Il giorno e la notte degli inglesi



Non saranno proprio cose degli altri mondi, visto che l'Inghilterra e' due svolte più in là. Tuttavia, qualche notazione di costume si può fare. 
Diciamo la verità, lo stimato regno osserva alcune tradizioni bizzarre. 
E cominciamo con il venerdì sera. Il venerdì sera non è tale se non ci si ubriaca fino a finire sotto il tavol. Io, che pure non posso essere tacciata di antipatie alcoliche, non ho mai visto nessuno sbronzarsi come gli inglesi giovani all’inizio del fine settimana. Già in Costarica la mia amica Jane aveva più volte dato spettacolo di sè. Come primo approccio, Jane cercava con diligenza estrema i locali che offrivano bevande gratis alle donne. Poi, sistematicamente dal dopo cena cominciava a bere fino a dover essere portata a braccia all'hotel e ad avere problemi notturni non da poco. Non a caso il governo inglese ha deciso di correre a seri ripari per evitare le gravidanze delle quattordicenni o poco più che, prive o quasi di sensi, restano incinte senza nemmeno sapere come, perché, e spesso manco di chi. Una vera piaga sociale in Gb. 
   

Tra l'altro, alzare il tasso alcolico fa sentire caldo e questo offre l'occasione di ammirare le braccia maschili inglesi che spesso sono completamente, ma dico completamente, ricoperte di tatuaggi. Sono come maniche lunghe. Di uomini così ce ne sono a bizzeffe. E' proprio una moda. Anzi, una epidemia. 
Di contro, prima di trasformarsi in licantropi, di giorno sfoggiano cortesia impeccabile. Quando scendono dell'autobus  per esempio  nessuno omette di salutare e ringraziare il driver. Immagino la scena a Roma. Come minimo l'autista dell'atac ti darebbe un'occhiata stranita. Ma ce lo vedo anche a chiamare i vigili per denunciare stalking del passeggero. 

   
Uno spaccato della diversità me lo ha offerto il trasloco di Flaminia nella nuova casa. Villetta a schiera affacciata sul Lune, il fiume di Lancaster. Tipica: due piani, una scala a chiocciola che li collega,  bow window, giardinetto davanti, 'sfogatoio' dietro.  Molto british. Appena arrivati, i vicini sono andati a presentarsi, portando piccoli doni di benvenuto. La signora che aveva parcheggiato davanti a casa di Flaminia, vedendoli arrivare con il furgone dei mobili, si è precipitata a spostare la sua macchina, 'abusiva' davanti al loro vialetto. Un comportamento certo mutuato dagli italiani...
E poi, come accade in tutto il mondo, le prime grane casalinghe. L'elettricità va in corto, il bagno fa piovere in cucina. Il punto in comune che ho trovato è che fondamentalmente anche  li regna sovrana l'incuria e nessuno controlla niente. Però in Gb se ne dispiacciono e tentano di riparare danni ed errori. Le telefonate all'agenzia immobiliare, anche fatte da ragazzi poco più che ventenni, hanno effetti. L'elettricista arriva in un'ora, l'idraulico recalcitra un po' di più, come da stereotipo, ma alla fine si presenta. E, a una critica un po' più scaldata di Flaminia (niente oltre le righe, assolutamente) si lamenta con il padrone di casa che lei aveva 'abused' di lui... 

    
Una vera passeggiata, invece, la pratica bollette. Dimenticate gli strenui corpo a corpo ineluttabili con le nostre aziende fornitrici di servizi primari. Quando va bene e non si è frustrati da conversazioni unilaterali con risponditori automatici che sanno contare fino a quattro, massimo cinque, e la tua opzione non è mai tra quelle indicate. Lì acqua, luce, spazzatura, telefono e via cantando si cominciano a pagare esattamente da quando si entra in una nuova abitazione e le pendenze vengono calcolate esattamente fino al giorno di chiusura del contratto. Non ci sono volture estenuanti, bollette astronomiche che arrivano dopo un anno, assorbendo tutto il reddito dei mesi precedenti. Niente di tutto ciò. 
Insomma se i contrattempi ci sono, i passaggi sono piani, non bisogna metter il coltello tra i denti o spianare la giungla con il machete. 
Altro esempio, Flaminia aveva prenotato un appuntamento con il medico per i vaccini prima di partire per Sri Lanka. Errore della segreteria, il medico non c'è. Provano a spostarle il giorno in tempo non utile per la partenza. Flaminia chiede se le stanno dicendo che lei partirà non vaccinata perché loro hanno sbagliato l'agenda e... Opla' il medico è saltato fuori in mezz'ora. Tutto gratuito, of course. 
Questo della sanità è argomento bizzarro. Non si afferra perché la pillola anticoncezionale come i vaccini siano gratuiti, ma le lenti a contatto non si possono vendere per nessuna ragione al mondo e devo spedirle io da Roma. Misteri.
Dall'università ti scrivono per sapere come stai, se hai mandato una mail dicendo che avevi avuto problemi. Sì, sì, dopo qualche settimana, arriva la lettera, nella quale chiedono come va, se i problemi sono risolti e invitano lo studente a segnalare ogni ulteriore eventuale disagio, in modo che i docenti ne possano tenere conto nella valutazione. Non trovo nemmeno un termine di paragone con l'universo italiano. Immagino schiere di studenti più impegnati a cercare forme creative di disagio che a studiare per gli esami... 



Ultima particolarità. Gli inglesi non vanno a correre la mattina. In generale, non mi sembrano appassionati di jogging ( più bicicletta, tennis), ma la cosa curiosa è che di mattina ero sempre l'unica. Eppure è una meraviglia, le piste vanno in mezzo ai parchi o sul lungo fiume, sono tenute benissimo, si incontrano lepri, scoiattoli, uccelli ... Ma inglesi, no. 


sabato 19 luglio 2014

Il momento dei ringraziamenti


Ì




Questa volta la lista dei grazie non è tanto lunga. 
Grazie naturalmente a Flaminia che mi ha regalato una compagnia di affetto, parole serie e scherzi. E quel lusso sfrenato che io da sola non avrei nemmeno lontanamente considerato e che, invece, all'ombra della scusa che lo voleva lei, un po' mi è piaciuto.
Grazie a Stefano per il sacrificio di scarrozzarci su e giù da Fiumicino a orari infami. E altre gentilezze.


Grazie ad Andrea e a Noemi che ciascuno nel suo campo hanno reso questo blog smart e attractive, mettendo ordine nel mio pressappochismo grafico ed estetico. Se non ci sono riusciti completamente è solo colpa mia e delle mie impuntature (non si cava sangue da una rapa), però un bel risultato si vede!
Infine, grazie a tutti quelli che mi hanno visitato, seguito, letto, commentato, incoraggiato, supportato. 
In due settimane ho raccolto attenzione ben oltre le aspettative.  Un po' sono commossa, un po' orgogliosa, moltissimo sorridente. 
Appuntamento alla prossima avventura. Ne ho già un paio in mente ... :) 

venerdì 18 luglio 2014

Sri Lanka, la bella di natura - epilogo



Ù


Due settimane girovagando in un paese, per quanto piccolo, non bastano a catturare più di un battito di ciglia. Un tempo così piccolo non è sufficiente a farsi amici, nè a creare un minimo linguaggio comune. Si può solamente cogliere qualche istantanea qua e là. Così, le conclusioni di una piccola avventura come questa non possono andare molto oltre la punta del naso. 
Il punto centrale mi sembra proprio la difficoltà di entrare davvero in contatto. Saranno i secoli di dominio straniero o una predisposizione naturale, chi può dirlo, ma i cingalesi tutta questa voglia di raccontare se stessi o di sapere qualcosa d'oltreoceano mi pare non ce l'abbiano. Come se uno schermo lieve ma infrangibile li separasse dagli occidentali. O almeno dai viaggiatori-turisti. Ho trovato grande cortesia e efficienza a tutti i livelli, ma non calore. Ho trovato professionalità, ma non spontaneità. 

    

   
Un esempio. Due settimane a stretto contatto con Ramesh, il nostro driver. Ma a parte laconiche risposte alle mie domande,  mai accenno personale, mai ho saputo cosa facesse nelle ore libere, progetti e motivazioni. Per carità, non che fosse la mia curiosità principale. Ma in quindici giorni, occasioni per spiragli personali potevano nascere. Perfino quando si è fermato al monumento per le vittime dello tsunami l'atteggiamento è stato quello verso una ennesima merce turistica da esporre.
L'atmosfera generale è un po' quella dell'Italia degli anni '70, con mandrie di vitelloni sfaccendati in agguato ad ogni angolo. Perfino i poliziotti fanno i cascamorti. Che poi, ci chiedevamo con Flaminia, dopo che hanno fatto quei versacci o lanciato i loro richiami pseudo sessuali, che cosa pensano di ottenere? Se, per un caso estremo, la donna bersagliata, si rivolgesse gettando le braccia la collo, mostrandosi grata di cotanta attenzione, e desiderosa di sviluppare il discorso, che cosa succederebbe? Come si comporterebbero costoro? Perché inquinano così il loro territorio? 

    

E, a proposito di ambiente, in Sri Lanka non c'è l'attenzione frenetica, un po' ossessiva, ammettiamolo, che vige in Costarica. Però, Colombo a parte, mediamente il servizio spazzatura funziona, i siti non sono infestati di plastiche e altri souvenir del passaggio altrui, talvolta si incontrano perfino contenitori per la differenziata. Questo, ovviamente, non vale per le zone più degradate, ma non vale per le zone degradate di ovunque. 
Il nostro lodge a Yala park era costruito tutto con materiali ecofriendly, alimentato a pannelli solari, cibo biologico e altre ecologie modaiole. E non vorrei passare sotto silenzio il fatto che hanno trovato il modo di riciclare la cacca di elefante in raffinati e inodori quaderni, penne e altri gadget di un certo successor. Chapeau.
    

Poco assai  in queste settimane ho affrontato il capitolo cibo. In realtà, potrei riassumere l'argomento di un paio di parole: curry e buffet. Curry ovunque, buffet nei grandi alberghi. Piccante a digradare. Ovvero, più si sale di prezzo, meno piccante si mangia. A parte, un curry verde che mi ha infuocato e ha ottenuto il premio speciale del cibo più piccante mai mangiato in tutta la mia carriera di cultrice del peperoncino e dintorni. Senza esagerazioni. Nei ristoranti e negli hotel ad uso e consumo degli occidentali il buffet è la formula popolare. Come è ovvio, qualità e quantità variano di molto. Però, anche nei posti locali, la tendenza è quella di piatti e piattini dai quali comporre una tavolozza di cibi sul riso bianco.  Alternative: frutta, acqua di cocco, un meraviglioso succo di cocomero che voglio assolutamente riprodurre. Regime ottimo per lasciare lì zavorre fisiche superflue. 

    
Messo via l'intervento dell'uomo, Sri Lanka è bella di natura. Densamente popolata di alberi di varie specie, folti di animali, dal leopardo (raro) agli elefanti (comuni), scimmie  e scoiattoli (infestanti), coccodrilli (nascosti), bufali, daini, cinghiali (endemici). 


Pregio e difetto, nessuna delle bellezze locali è molto valorizzata. Quindi, da una parte resta bella, dall'altra,come molte belle, può diventare 'anche' impossibile. 
Io ero stata qui circa 30 anni fa, cambiamenti essenziali non ne ho visti. E certamente non tornerò nei prossimi x anni a verificare di nuovo lo stato dell'arte. 
    

giovedì 17 luglio 2014

Curry curry curry




Ho già avuto modo di dire che il curry sta a  Sri Lanka come il gallo pinto sta a Costarica. Insomma, non proprio perché la cucina cingalese è un po' più varia, ma il concetto è quello. Così dopo quindici giorni di full immersion nelle varie versioni del curry, pollo, manzo, vegetariano, dahl (mio preferito, una specie di lenticchie arancioni che si cuociono in un momento, sono buonissime e danno anche la sensazione di aver mangiato cibo sano), ho pensato di lasciare traccia di un paio di ricette. Casomai qualcuno volesse cimentarsi. Il piccante è a piacere. In loco esagerano proprio, ma insomma, una rivisitazione in chiave moderata va pure bene. 
La differenza con il curry indiano sta, in sostanza,m nell'uso del succo di limone e del cocco. 

Curry di pollo

Ingredienti  per 4 persone
4/5 fette di petto di pollo
4 cucchiai di olio di oliva
1 cipolla grande
1 spicchio d'aglio
6/7 patate medio/piccole
2 peperoni gialli
4/5 cucchiaini di curry
sale
peperoncino
2 bicchieri di riso basmati

Come fare 

Cuocere il riso a fuoco lento  con 2 bicchieri d'acqua chiudendo ermeticamente la pentola. In un tegame grande far rosolare per 5 minuti il pollo tagliato a bocconcini, peperoncino, aglio, la cipolla tagliata grossa, il curry, sale e olio. Aggiungere le patate tagliate a dadi grandi; continuare a far rosolare ancora per un po' e aggiungere 2 bicchieri d'acqua calda. Coprire con un coperchio e lasciare cuocere a fiamma moderata per  10/15 min.
All'ultimo mettere i peperoni tagliati a listarelle doppie e corte, e continuare a cuocere solo per 5 min perchè i peperoni devono restare croccanti e non troppo cotti. C'è chi aggiunge il latte di cocco (consiglio vivamente), chi il concentrato di pomodoro, chi ... Quello che trova in frigo...

La versione con i fagiolini prevede la cottura dei medesimi per 20 minuti in latte di cocco con 1 cipolla piccola e 1 spicchio d’aglio finemente tritati, 1 stecca di cannella, ½ cucchiaino di peperoncino in polvere, ½ di curcuma, ½ di cumino in polvere, ½ di zenzero fresco grattugiato. I fagiolini devono rimanere 'al dente' e la salsa leggermente addensata.  Eliminare la stecca di cannella e unire 1 cucchiaio di cocco fresco grattugiato e il succo di ½ lime. Lasciar cuocere ancora per 2 minuti e subito in tavola.  

Altra versione.
Lavare il pollo e asciugarlo. Lasciarlo marinare mezz'ora nel succo di
limone, pepe, sale,la pasta d'aglio e zenzero ( che avrete preparato
in un mortaio di legno o anche in aggeggio elettrico), polvere di
curry (sciolta in un poco di acqua bollente) e il chili a pezzettini.
In un wok o padella far friggere, nell'olio, le foglie di curry e la
cipolla. Quando questa è stracotta, aggiungere il pollo con la suo
marinata e cuocere, agitando la padella ogni poco, per tre minuti a
fuoco vivo. Aggiungere le altre spezie ed il pomodoro. Dopo pochi
secondi abbassare la fiamma. Lasciar cuocere qualche minuto.
Nel frattempo in una casseruola a bordi alti far riscaldare il latte
di cocco dilutio con un poco d'acqua. Quando è caldissimo, aggiungere
il pollo e le spezie versando direttamente dalla padella nella
casseruola. Lasciar insaporire qualche minuto senza coperchio. La
salsa deve rimanere tra il cremoso ed il liquido, e deve esser
abbondante (i pezzi di pollo devono essere immersi nel gravy).
Quando, provando, il pollo è tenerissimo, spegnere e servire su riso
basmati lesso, decorando con fette di limone e foglie di curry. 


Dhal curry

200 gr di dhal, zafferano un po', due tazze di acqua, un cucchiaino di olio, mezzo cucchiaino di mostarda, mezzo di semi di finocchio, mezzo di semi di cumino, un cucchiaio di cipolla tagliata fina, qualche foglia di curry (ovviamente va bene anche la polvere in italia) , mezza tazza di latte di cocco. 

Come fare

Lavare le lenticchie e metterle in tegame con lo zafferano e l'acqua. Attenzione che stracuociono in un attimo. In un padellino far tostare con 
L'olio i semi di cumino e di finocchio e aggiungere la mostrards, poi la cipolla e ele foglie di curry. Aggiungere il tutto alle lenticchie. Aggiungere sale e latte di cocco e cuocere ancora per 5 minuti. 

mercoledì 16 luglio 2014

Flaminia, romantica (?) ragazza inglese nelle colonie





Viaggiare in Sri Lanka con una giovane bionda dalla pelle chiara non è una passeggiata. La mia ragazza non ha preso molto da me, che sono indiscutibilmente bruna di carnagione, sottile ed energica. Lei ha lunghissimi capelli biondi e pelle bianca, un corpo esuberante unito ad un incedere languido. Si scotta appena lascia scoperto un palmo del corpo e necessita quindi di cappello di paglia. Nella vasta scelta della bancarella, si dirige su quello con un nastro stampato di rose e boccioli.
La ragazza si stanca facilmente, ma è lo stesso indomita. Stringe i denti e affronta tutte le novità dell'avventura senza sentire fame né sete, mai il bisogno di una washroom. Vabbé, questo perché le fanno schifo i servizi comuni e quelli di Sri Lanka, diciamo la verità, proprio degni di una regina non sono. 

    
Poiché vive in Inghilterra, sfodera il suo accento british da paura e si comporta esattamente come una inglese, meravigliata che non tutti colgano le sue aristocratiche richieste. O il senso dell'umorismo. “Gli elefanti -osserva per esempio- fanno una vita un po' così ... e´ perché sono erbivori e gli erbivori sono così noiosi ...”... dalle torto... 

   
Flaminia ha una vera e propria fobia per le api. Anche giustificata, visto che lo scorso anno in un bosco inglese è stata attaccata da uno sciame e morsa in così malo modo da dover andare in ospedale. Sfortunatamente a Sigirya gli alveari sono disseminati ovunque. Ricordo anche durante il mio primo viaggio qui, years ago, c'era questo problema dei possibili attacchi di api ai turisti in scalata. A mezza strada, dove si trovano le enormi zampe di leone che conducono alla strettissima scala di ferro per la vetta, ci sono gabbie dove rifugiarsi in caso di pericolo. E tutta la strada è costellata di cartelli che invitano al silenzio per non irritare le api. Quando Flaminia ha visto questo, è sbiancata. Si sentiva davvero male dalla paura. Ma non ha rinunciato. Un po' di tremarella e un paio di sibili nervosi e via verso la cima. La scalata è impressionante assai e pure fisicamente impegnativa. Ma si fa. 
    

    
Certo, se si è bionde (pseudo) frastornate, ecco accorrere un locale a sorreggere e incoraggiare. Flaminia è stata accompagnata in vetta come una principessa. Io, dietro, in compagnia delle mie vertigini da ricacciare nello zaino a ogni passo... In cima, poi, l'uomo è stato servizievole tutto il tempo. A Flaminia porgeva la mano per superare dislivelli anche di due o tre centimetri, ha scovato camaleonti e raccontato leggende. Io sono diventata reale, coincidenza, solo al momento della mancia... 

    
I cingalesi le stanno addosso e dopo un po' è diventato un problema. Appena la vedono sciamano a frotte come le api di Sigiriya.  Non fanno niente di speciale,  però ammiccano salutano sorridono alludono ronzano e chi più ne ha più ne metta. Una pressione sotterranea un po' impervia per una ragazza abituata a vivere dove non ti guardano nemmeno se esci con le mutande in testa.
Impossibile scendere in un hotel medio o medio basso, come sarebbe la mia intenzione e come raccomanderebbe il mio budget. La hall si riempie d'incanto di maschi girelloni. Se cammina la salutano proprio tutti, uno ad uno, implorando un'occhiata. Poiché il wifi in molti alberghi è soltanto negli spazi comuni, è impensabile per lei sedere nella hall con il telefono e starsene in pace con i suoi devices. Ci sarà il tipo del bar che le chiede ogni due minuti se vuole qualcosa, ignorando magari il bicchiere già pieno. Ci sarà l'addetto alle pulizie che spazzerà alacremente intorno alla sua persona. O i gruppetti da due-tre che faranno sentire i loro schiamazzanti commenti. Impossibile, grazie al cielo, capirne il significato letterale, ma il messaggio aggressivo è ahimè universale.
Una sera, per esempio, eravamo con tre inglesi e la loro guida. Giocavamo a biliardo (figuriamoci la mia performance...) e questo anziano cingalese, quasi un residuo delle colonie, dava consigli e dirigeva le stecche. Avevo notato su di me un paio di sfioramenti 'illegittimi', ma senza farci troppo caso. Su Flaminia, invece, a un certo punto è andato sottilmente pesante. L'inglese l'ha visto e con un unico fluido movimento l'ha psicologicamente sollevato da terra e concretamente accompagnato alla porta dicendogli “per te è l'ora di dormire adesso”. Calma fermezza che ci ha riempito di ammirazione. 

   
Flaminia non porta i bagagli. Da per scontato che qualcuno li prenda e li porti in e dalla stanza. Non ha preso da me. Nè io gliel'ho insegnato. E tuttavia, anche io sto imparando qualcosa. Se ti comporti come una principessa, come tale vieni percepita. Se invece ti affanni a 'non disturbare', a fare tutto da sola, tutto da sola farai. Insomma, vieni trattato come ti lasci trattare (perla di saggezza estemporanea). 
E a questo proposito, sottolineo la sua invincibile propensione per gli hotel di lusso. Che, effettivamente, qui costano 70-80 euro a notte. Mai scesa in tanti posti da mille e una notte di seguito come in questa vacanza. D'altra parte, se propongo un posto più alla mia portata, Flaminia non si scompone. Un po' gli angoli della bocca scendono ma, a onor del vero, nemmeno troppo... poi, però, segno inequivocabile di disagio, dorme con gli occhiali. “Sai, se succede qualcosa, voglio vederci subito...”, spiega. Su questo messaggio subliminale (manco troppo) abbiamo riso. Nemmeno lei si era resa conto del significato. 
Comunque, quello che abbiamo dilapidato in cinque o più stelle, lo abbiamo risparmiato in cibo. Mangiamo solo una volta al giorno e i risultati si vedono. Pantaloni larghissimi e Flaminia comincia a rubare dalla mia valigia. C'è poco, come sempre lascio scia di abiti inguardabili come Pollicino e man mano alleggerisco bagaglio e armadi romani. 
Dopo i primi giorni di alacri visite alle celebrità locali, da templi ad antiche rovine, diciamo che la pigrizia caratteriale ha un po' preso il sopravvento. Quindi, nel lodge del parco nazionale dove abbiamo festeggiato il suo compleanno, a parte i due safari, Flaminia ha scelto di spendere parecchio tempo a bordo piscina a leggere la sua carrettata di libri sul kindle. E, preso questo abbrivio, le piscine sono diventate come luogo di culto. Ma mai l'ho sentita dire no a una curiosità o a guardare dietro l'angolo. Una volta 'estratta' dal lettino bordo acqua, ovviamente. Ma il dolce far niente, si è portato un bel regalo per me. In questa vacanza, Flaminia ed io abbiamo viaggiato, esplorato, visitato, mangiato, dormito, nuotato, condiviso libri e pensieri, risate e considerazioni. Ed è stato meraviglioso.

martedì 15 luglio 2014

Il percorso di Ramesh




Ramesh ha ventisei anni, è nato in un villaggio all'interno dello Sri Lanka, ma vive da anni a Colombo con la sua famiglia, padre, madre e due sorelle. È il driver del nostro tour. Driver, figlio di driver. Magro, scuro (ovviamente) di carnagione, veste sempre impeccabile e dalla sua sacca, che è metà delle nostre, che pure sono piccolette, tira sempre fuori completini assennati, camicie senza una grinza, tinta unita o a righine, pantaloni grigi o blu. Anche sulle scarpe obietto poco. E questo è esame difficile da passare con me,  perfino per moltissimi italiani. 
Direi che Ramesh è un cingalese con alcune aspirazioni occidentali. A cominciare dalla pettinatura. Da davanti sembra tutto normale, ma dietro i capelli imbrillantinati si imbizzarriscono in una cresta verticale. 
Per spiegare: nella parte posteriore sono quasi rasati ai lati e mentre al centro sono più lunghi, come un poggia testa. 
In macchina Ramesh sente musica rock (bassissimo volume, per carità) e anche la suoneria del suo telefono ha una canzone occidentale. Ma poi non resiste alla tentazione di portarci in tutti i posti dove i suoi amici possono 'rapinarci' a loro piacere. Alcuni offrono anche belle esperienze, ma altri sono sono veri e propri gabellieri di strada. 
All'inizio, avendo visto solo due donne, ha pensato che avrebbe potuto facilmente esercitare il ruolo di maschio guida. Incautamente ha cominciato a servirci trappole per gonzi: improbabili hotel dei suoi sodali, dove l'aria condizionata a palla è status simbol, i viaggiatori sono relegati in secondo ordine e gli autisti occupano la piscina, rendendo impossibile frequentarla per via di occhiate e scherzi pesanti. Non accenno nemmeno agli standard di pulizia degni del miglior Barra Honda.
Fatta democraticamente (:) ) l'esperienza, decidiamo (Flaminia) che non è cosa. Gli alberghi li scegliamo noi. Low cost o di lusso, ma a gusto nostro. 
Ramesh recalcitra e, alla tappa successiva, prova a dire che nell'hotel  individuato da noi non c'è  posto. “Andiamo lo stesso a vedere”, dico io. E infatti la stanza c'era, eccome. Da allora fa buon viso a cattivo gioco, ma prova ad ammollarci un paio di fregature su altre linee. La madre di tutte è stata la visita allo spice garden, dove aveva specificato che era free e invece ad ogni movimento o foglia mostrata volevano una mancia o vendere a posteriori qualcosa che avevano promesso essere gratis. Diciamo che dopo quella esperienza, le cose sono state messe in chiaro fermamente. 

    
Si è dedicato quindi a farci foto. Farà collezione di turisti? Ci chiediamo noi. Immortala sia me che Flaminia, indifferentemente. E, dopo averci chiesto l'amicizia su fb, ci posta e commenta a tutto spiano. Anzi, a dirla tutta ha messo come immagine di copertina una foto sua con noi durante il safari. Ora, da una parte ci viene da ridere, dall'altra non capiamo bene perché. Inoltre, mette like a tutte le cose che pubblico. Che sono in italiano e quindi lo farà 'sulla fiducia'. O con i favori di google traduttore, che, come si sa, talvolta si lascia trascinare dalla fantasia... Mistero buffo. E poi, manda messaggi a Flaminia su whatsapp a raffica. E' stato Il primo a farle gli auguri il giorno del suo compleanno. Salvo poi non leggere i messaggi 'di servizio' e non presentarsi puntuale agli appuntamenti...
Lasciando lo Yala park, abbiamo bucato. Un chiodo di 10 centimetri è entrato nella gomma. Devo dire che la ruota l'ha cambiata rapidamente. 

    

   

La sua auto la tiene in perfetto ordine. Ogni giorno, finita la tappa, la lava e la lucida con cura. Un gioiellino. L'aria condizionata fissa a 19 gradi ci obbliga a tenute invernali. Non serve dirglielo, scuote la testa, alza la temperatura e in men che non si dica la riabbassa. L'unico antidoto è aprire il finestrino, permettendo ai salubri 33 gradi con percentuale di umidità al 90, di molestarci in altro modo. 

   
L'ultimo capitolo riguarda il chilometraggio. Anche in questo caso, lenta impercettibile erosione. Insomma, ci troviamo a 60 chilometri da Colombo con il forfait finito. Va bene, abbiamo macinato assai in queste due settimane. Ma pretendere che per il giro della città ci vogliano più o meno 45 chilometri? 
Quando ci siamo salutati, però, è stato molto carino. Gli dispiaceva lasciarci e ci ha abbracciato con affetto. Ha un quaderno, dove i suoi clienti gli scrivono pensierini e 'recensioni' a fine viaggio. Ne avevamo tutte uno simile alle elementari dove le amiche lasciavano ricordi e disegni. Il mio ce l'ho ancora in campagna. 
Anche noi abbiamo detto la nostra. E mi chiedo. Raccomanderei Ramesh? Alla fine, con le avvertenze del caso, sì. 
 

domenica 13 luglio 2014

La divisione delle religioni



In Sri Lanka sono buddisti al 74 per cento. Un sette per cento è cattolico, sette per cento musulmani, il resto indù. Ovvero circa il 12 per cento. E la vera rivalità è tra buddisti e indù. Si percepisce chiaramente che c'è stata una guerra e che la cosa continua in modo sotterraneo. Induisti non ne ho conosciuti, ma tutti i buddisti, a cominciare dal nostro driver per finire con il logorroico e instancabile tipo del tuk tuk che ci ha portato in giro a Colombo, cercano di mettere distanza con gli induisti. 

   
“Non hanno rispetto per le donne”, sentenzia Nisantha del tuk tuk. E solo prima di entrare nei templi indù, mai altrove, ci ha caldamente ammonito: “Non dare mance o soldi li”. In tutta la visita al tempio, anche se senza parere, ha seminato -invano- differenza e diffidenza. 
   
“Noi buddisti siamo cingalesi, gli induisti sono tamil. E poi Sri di Sri Lanka significa che siamo buddisti”, ci ha tenuto a precisare. Che sia vero o no, la dice lunga. Controllando in rete, Sri sembra significare 'venerabile', molto semplicemente. E Lanka sarebbe 'isola splendente'. Leggo che per la sua vicinanza all'India è anche detta 'lacrima d'india'. Vabbe'... 
Lo stesso, il nostro driver che ci esortava a guardare la processione tamil come evento folcloristico. E... No tips a costoro!!! 
Mi astengo da qualsiasi opinione religiosa. 
I templi induisti sono meravigliosi  a vedere, pieni di colori e mille dettagli. Vietatissimo entrare con le scarpe, anche chiuse nello zaino. E fotografare.  Hanno nicchie e cappelle. Incenso profuso. 

   
 
  
I buddisti celebrano due volte al giorno. Una specie di mess,a se si possono mischiare impunemente le cose e arrischiare similitudini. Ne abbiamo viste alcune, incappando nella cerimonia durante la visita.

    
Suona la campana, esce il sacerdote (come lo chiamiamo altrimenti? Non ho vocabolario religioso fluente) portando offerte e seguito da un paio di donne. Rullano i tamburi e si entra nel tempio vero e proprio. Cosa succeda poi, non so... 

    
So però che il buddismo ha la sua bandiera, multicolor. Che è differente da quella dello Sri Lanka che ha un leone giallo in campo bordo'. Il leone è simbolo anche della birra locale... :)
   
    

sabato 12 luglio 2014

Tuktuking in Colombo




Me lo ricordo perché, da sempre a mia memoria, è il compleanno della mia amica Lucia: il 12 luglio 2013 è stato, secondo uno studio pubblicato da Corsera, il giorno più felice dell'anno. Per il 2014 non saprei. 
Ma è luna piena e in Sri Lanka si celebra Perahera, una delle feste più importanti. Noi siamo a Colombo, a due passi dal tempio che è uno dei  punti focali dell'avvenimento. C'è una processione lunga almeno due ore. Traffico deviato. Sedie di casa sul lungolago. Le scuole dell'isola hanno mandato una delegazione, ciascuna con la sua 'divisa'. Tutte coloratissime, tutte diverse, tutte spettacolari. I ragazzi e le ragazze cantano e suonano camminando e sorridono a tutti. 
    

    
È stato il nostro impatto con Colombo e il primo approccio pratico con i tuk tuk. Molto divertente. Il primo, un simil napoletano super scafato, ci ha portato nel mezzo della via Sannio locale, che tuttavia lui giudicava alla stregua di via Condotti. 

    
Abbiamo fatto due passi. Devo dire che ho trovato estreme similitudini antropologiche tra i guidatori di tuk tuk dello Sri Lanka e i taxi driver del Costarica (su di loro c'è un post precedente, tipo di settembre). Intanto molti di questi come di quelli inesplicabilmente vestono da calciatori per lavorare. E poi, mentre quelli come un tic ripetono 'taxi taxi' a tutt'andare, questi ti si affiancano e insistentemente propongono i loro servigi. Ma, santo cielo, se mi serve un tuk tuk, alzo una mano e lo fermo, no? Una filosofia lavorativa inspiegabile. 

    
Comunque, il nostro secondo driver, pur non essendo  un ragazzo, secondo noi era al suo primo giorno di lavoro. La sua Apetta in perfette condizioni, lui che si destreggiava nella città peggio di noi. Totalmente inconsapevole. Chiedeva a tutti: polizia, pedoni, gente varia. Così ero capace pure io... Occasione tuttavi di vedere il lungomare e altre amenità. Sulla spiaggia la sera si raduna una folla: mangiano, bevono, liberano aquiloni. 

    

    
    
Alla fine però abbiamo mollato il driver e, come collezioniste pazze, appena scese ne abbiamo preso un altro che in dieci minuti e con piglio sicuro ci ha portato back home. 
Bello, il nostro hotel. Un po' strano però. La birra la puoi bere solo in camera, non al ristorante. E prima del tramonto non te la portano. Non è ramadan, non sono musulmani. I musulmani di Nuwara Elia ci avevano detto di andare a comprare i nostri drink all'angolo e di portarceli in camera. No, qui non è così. Si può bere in camera, ma a certe condizioni/ore.  Non si districano abbastanza per spiegarlo in inglese. Qualcosa a che vedere con la luna piena e la cerimonia al tempio a due passi. 

    

Paradiso a basso costo

 
Iun

    

No, non è pubblicità, ma meraviglia pura. Questo hotel a 60 Km da Colombo merita una menzione speciale. Trovato per caso, girovagando in un posto improbabile chiamato Bentota, tra alberghi catapecchia e resort da 300 dollari a notte. Arriviamo dopo scoraggianti tentativi a questo Amal Villa, segnalato dalla Lonely planet come medio. Il tizio della reception ci porta a vedere questa meraviglia: villa praticamente privata ( non c'è nessun altro) con piscina, gli alberi brulicano di scoiattoli e uccelli, scimmie, orchidee fiorite aggrappate alle palme.

    

 Accesso al mare privato, (previo attraversamento della ferrovia, ma qui è considerato normale) con spiaggia attrezzata e nessunissimo a perdita d'occhio. 
La stanza è una suite, il ristorante di chiara fama. Altra opzione, stanza nell'hotel vero e proprio, stesso standard. Stringo forte occhi e orecchie in attesa del prezzo: ridicolmente basso per la stanza, qualche dollaro  in più la suite. In più, si tratta di mezza pensione per due. Poiché la stanza mi sembrava già meravigliosa, lotto strenuamente con Flaminia per la soluzione più economica. Comunque per due notti, un po' di risparmio c'è, strilla il mio cc. Scegliamo quindi la stanza. Ma, ahimè, non funziona l'aria condizionata in tutta la palazzina... Quindi, upgrade... E siamo in questo paradiso terrestre. La piscina alle spalle ha la giungla. C'è una scimmia che salta da una palma all'altra. 
  
    

Mentre passavamo è caduta una noce di cocco e l'inserviente si è precipitato a raccoglierla e aprirla per noi. Cena con aragosta scelta direttamente dalla vasca e colazione apparecchiata nella veranda davanti alla stanza. Vabbe', scusate, e quando mi ricapita???? 

    
Il rovescio della medaglia arriva il secondo giorno, quando a cena devo prendere atto che tutto ciò che esula dall'equivalente della nostra minestrina, è extracharged. Così, alla fine mi ritrovo un conto come se avessi pagato la cena a parte. Anzi, in pratica ho pagato la cena a parte. 
Comunque questo fa parte della filosofia dell'isola. Una politica un po' miope dell'arraffare il possibile subito, senza pensare a costruire una reputazione di accoglienza superiore. Esattamente quello che ho constatato a Roma, in centro, quando sono venuti i miei amici tedeschi e canadesi. Quindi, perché meravigliarsi? 
P.s. Faccio parziale autocritica. Quello che ho detto sull'atteggiamento dei locali è vero, però, a conti fatti mi rendo conto di essere caduta in pieno nella sindrome del viaggiatore... Il tutto è costato una cifra irrisoria. Potessi spendere così a Roma....