giovedì 3 luglio 2014

Gli elefanti sono tutta un'altra storia



Animali ne ho visti parecchi negli ultimi mesi, ma no, gli elefanti sono tutta un'altra storia. Sri Lanka è estremamente popolata di questi distinti quadrupedi con proboscide. Non solo sui pantaloni larghi con l'elastico in fondo, o sui gadget di vario gusto dei negozi di souvenir. Voglio dire, gli elefanti non sono come i gladiatori a Roma, non sono specchietto per turisti ai quali vendere come nuove vestigia del passato. No, no, qui gli elefanti sono vivi e quotidiani. Può succedere di incontrarli per strada, un po' addobbati per cerimonie o altri eventi sociali, ma basta uscire un po' dal seminato ed eccoli 
abbeverarsi in uno stagno o altro corso d'acqua anche accanto alla strada oppure più lontano nella macchia a fare colazione.


 Ciondolano le loro proboscidi con annoiata noncuranza, stanno tutti insieme, grandi e piccini. Solo il maschio diciamo alfa, quello con le zanne, se ne va anche per conto suo, forse fa una doccia, forse ha bisogno di riflettere un po'.  Già, perché pare che ormai trovare un elefante con le zanne sia una rarità.


Gli elefanti di Sri Lanka  sono un po' più piccoli di quelli africani (almeno quelli che ho visto io in Sudafrica), un po' più neri ma sempre elefanti sono. Dice una teoria che i pachidermi di qui sono una delle chiavi per capire l'evoluzione, visto che, nonostante vivano su un'isola, hanno gli stessi codici genetici di tutti gli altri elefanti del mondo. Io propenderei per il fatto che a un certo punto Sri Lanka si è staccata dall'India e gli elefanti, come altre specie, sono rimasti chi di qua chi di la'. Ma poiché non sono una scienziata, riporto la teoria così com'è. 



Abbiamo visitato anche l'orphanage di Pinnewhala. Struttura controversa, secondo alcuni buona solo ad attrarre quattrini a discapito degli elefanti. Ma, sebbene l'elemento soldi non sia indifferente, qui gli animali vengono davvero curati e sottratti alle violenze dei loro addestratori. Tanto che negli anni, non solo sono aumentati di numero, ma hanno migliorato la forma fisica, più alti e più grossi dei loro avi lasciati a lavorare nei campi. 
Gli elefanti sono semi liberi, vanno al fiume due volte al giorno per un paio d'ore, possono stare in branco o isolarsi un po', seguire, nei limiti, le loro inclinazioni. Per i pasti hanno a disposizione una grande parte di foresta, piena di ghiottonerie. 

I piccoli sono tanti, e questo sembra essere un segno di buona salute della comunità, direi. Vengono trattati proprio come babies. Ce ne era uno al fiume che giocava proprio come un bambino spruzzando se stesso e i vicini, sguazzando e sputando con la proboscide. Andava sott'acqua e riemergeva giulivo. Uno spettacolo che metteva allegria. E poi è arrivato il suo umano. Lo ha chiamato e lui è corso. Si sono letteralmente fatti le coccole. E l'affetto di un animale non lo puoi simulare per uno spettacolo o per mettere in vetrina la bella figura. 


Gli elefantini più piccoli poi stanno in una nursery aperta. Allora del pasto vengono messi sui 'seggioloni', cioè legati ciascuno a un palo a debita distanza l'uno dall'altro. Appena vedono e sentono il latte, infatti, si mettono a barrire e sgambettare come matti, cercando di arrivare alle bottiglie dei vicini. Indispensabile, quindi, tenerli un po' a freno. 

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