venerdì 22 agosto 2014

Il mondo di ieri - Nonna Maria




Eccola qui, nonna Maria, come io non l'ho vista mai, ma come lei si è sempre sentita. Anche dopo, quando era una nonna, bassina, un po' cicciottella, sempre sorridente e complice. Lei è stata inossidabilmente e fino alla fine la più bella di corte, l'anima delle feste, la ballerina scanzonata. Quella che aspettava mio nonno al balcone e, se del caso, faceva cadere il fazzoletto... Di pizzo, ovviamente... 
Naso fino comune alle bellezze della famiglia, capelli biondi che dopo il tifo erano rincresciuti rossi, (leggenda ?) sorriso splendente, fisico non minuto reso irresistibile da abiti, cappelli  e gioielli d'altri tempi.



Mia nonna ha traversato la vita lieve. I tre figli affidati a Fraulein, il cibo alla cuoca Anna, il marito accudito dal suo attendente. E comunque sempre pronto, come facevano i mariti di una volta, ad essere lui l'accudente. E adorante. I miei nonni si sono voluti bene per davvero. Ricordo mio nonno guardarla sempre con gli stessi occhi sorridenti di ragazzo innamorato. E lei fingeva insofferenza e ostentava caratterino, ma poi ricambiava eccome. 
Per lei, quindi, del '900 è rimasto il lato pianeggiante. Concentrato sugli affetti.  Le sorelle: zia Pina a Palermo, con tre figli maschi e una femmina splendida,  allegra sarabanda di nipoti e cugini che oggi si propaga generosamente, e zia Nora a Roma  con lei, ma malmaritata con l'arcigno zio Gino. È storia di casa che ogni volta che si preparava un piatto un po' speciale c'era da dare "un pezzo a zia Nora". Usanza che faceva imbizzarrire la golosità di nonno, cultore raffinato di avanzi (e non solo). E poi le cugine, le ziette di cui ho già parlato. I legami fortissimi con la Sicilia e soprattutto con Palermo. Mai l'ho sentita parlare della guerra, se non per raccontare allegramente come si stava ammucchiati nell'appartamento di corso Trieste con i cugini sfollati.
E ciò nonostante non ho mai visto mia nonna fare la spesa o cucinare. Lei, poi, personalmente si sarebbe nutrita solo di gelato, del quale era vera appassionata. Mica come nonno sempre affamato e rusticamente onnivoro. 
Nonna Maria detestava  gli insetti. "Giannetto ci sono i vespiglioni" strillava di sera in campagna e si metteva il tovagliolo in testa per correre dentro casa incolume.  Al villino, una come lei si trovava  stretta tra pensieri e contadini.  Lei adorava la città, vedere gente, le comodità. La quiete bucolica  non le si addiceva, i libri non erano i suoi migliori amici e non era laboriosa nei ricami e altri passatempi beneducati. Così si circondava di sorelle, cugine, cuginette, figli, nipoti. E in ogni caso, sopportava qualche settimana di isolamento estivo poi cominciava a sbuffare e a "sentire freddo". Il primo temporale di settembre era la scusa perfetta per tornare a Roma. Anche lampi e tuoni erano tra gli elementi della sua fragilità, ironica e consapevole. 


Come prima nipote in assoluto, io godevo di un certo status e parecchi privilegi. Con i nonni sono andata in viaggio svariate volte. Le mie assenze venivano fatte digerire a mio fratello come operazioni di appendicite. Così, già grande, lui una volta se ne uscì in un contesto improprio convinto che l'appendice ricrescesse e potesse/dovesse essere asportata più e più volte. Un po' come si tagliano i capelli...
Con loro ho fatto il mio primo viaggio all'estero, a dieci anni. Siamo andati in Spagna, con zia Pina (numero due) . E poi Palermo e Mondello. E mi portavano con loro a visitare le ziette in qualche Fiuggi o Chianciano. Ogni volta una avventura. Tutte funestate appena appena da una attenzione spropositata per la mia inesistente cagionevolezza. 
Nonna era sempre disponibile, aveva un approccio buono alla vita. Come la vita era stata buona con lei. Non era ossessionata dalla sua bellezza, però. Faceva spallucce alle rughe, che accettava con noncuranza. 
Certo, non era una nonna tradizionale. Tra le meraviglie che offriva un pomeriggio con lei, oltre alle interminabili canaste di cui ho già parlato,  poteva esserci l'apertura dello scrigno dei gioielli. Ma lo scrigno in sè era già un capolavoro. Una cassetta di quelle che un regista potrebbe usare per il tesoro dei pirati. Viene dall'Africa sicuramente. NordAfrica direi. Intarsiata di avorio, madreperla e legno pregiato, adesso se ne sta sul mio comò e spesso è la mia gatta ad abbracciarla. Nonna tirava fuori una cosa per volta. E con essa la storia della sua vita. Le perle lunghe messe quella volta che il re riceveva a Napoli. L'ambra africana indossata con un certo vestito nero per la cena sulla nave ammiraglia. Il bracciale  alto dieci centimetri, argento con magiche pietre verde mare. E poi il pendente di brillanti regalato per la nascita del primo figlio. Insomma, la bacchetta magica della vita. 


Nonna Maria è svanita prima di morire. Lei che aveva sul naso una minuscola cicatrice tonda come una puntura di spillo e pensava che da li sarebbe penetrato il temibile cancro che l'avrebbe uccisa, si è trovata con il cervello evaporato. Nonno Giannetto le ha fatto da padre e da madre negli ultimi anni, tenendola sempre per mano. Così come aveva sempre fatto da marito. 



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