mercoledì 14 gennaio 2015

Mario Lo Giuro



“Mi servirebbe la base di un tavolo in ferro battuto”.
“Per quando la vuoi?”.
“Oggi è il 2 gennaio... Direi marzo, anche fine marzo”. 
“Va bene se è pronta domani sera?”.
Questo è stato il mio primo approccio con Mario Lo Giuro, una istituzione in quel di Capalbio e dintorni. Ma la sua fama ha ormai infranto i confini della Toscana per estendersi ovunque nidifichino le signore bene. Mario è marocchino, ma vive in Italia da 34 anni. Il suo enorme capannone è un pezzo di Kasbah trasportato in Maremma, a Pescia. Un gran bazar aperto tutto l'anno. Niente a che vedere con gli stagionali, dunque. I figli di Mario parlano l'italiano degli italiani e sciacquano i panni in Arno. Per così dire. Lui un po' meno. Ha conservato i suoi vecchi modi di immigrato e anche il look. Un po' vezzo del mestiere, un po' retaggio obbligato e intrinseco. Lavora sodo.

    Mario Lo Giuro

 Come si vede dalla foto, nulla concede al superfluo nè all'estetica. La mattina seguente all'ordinazione poco dopo le 9 era già lì a segare e saldare i pezzi della famosa base di ferro. 
Nel frattempo ti stordisce di chiacchiere con l'esuberanza del venditore eccelso. Allarga le braccia sul suo regno di terracotta colorata e tappeti e ti sciorina le cifre stellari che lui paga agli avidi compatrioti. “Vado in Marocco e spendo mi-lio-ni”, si dispera sorridendo. Allegro, ti insinua il pensiero dello sconto sconveniente, trattare sarebbe come rapinare un innocente. E giura, su quel prezzo stabilito. Con tale veemenza da essersi guadagnato appunto il 'cognome' Lo Giuro. Il fix della simpatia. Un misto di fatale furbizia, arte del commercio, psicologia della manipolazione impastato di naturale comunicativa. Mario sa il fatto suo. Adesca e intriga, ridendo e chiacchierando. E mai, mai offre mercanzia. Sei tu che muovi mani e occhi alla ricerca. 


Mario mischia passato, presente e futuro. Lavoro e famiglia. Soldi e cultura. 
Aneddoti e progetti. Non posso non restare ammirata. Le sue ciotole di ceramica con il bordo d'argento costano niente. Belle. Appena l'adocchi, Mario ti racconta che quelle ciotole gli costano troppo da far guarnire in Marocco. Meglio, molto meglio 'importare' un lavoratore che crei l'opera qui. Lui gli offre vitto e alloggio e un po' di salario. Così come è in grado di riprodurre qualunque oggetto, dalle lampade ai tavoli da una foto. Metà prezzo, of course. O anche meno. 


Di qui, inevitabile, la popolarità. E il successo. Di lui e dei suoi arredi si sono occupate anche riviste patinate, che Mario lascia in giro nel capannone con noncurante snobismo....

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