domenica 10 maggio 2015

La festa della mamma lontana




Comincia prima, molto prima. Ma 'il momento' del carpiato del cuore è quando leggo 'landed'. Cioè è qui, ormai a pochi metri e a manciate di minuti l'abbraccio. Ogni volta che Flaminia torna da Lancaster è così. Mica mi abituo. Mi abituo all'assenza, ormai. Semmai. Ma ai ritorni no. Sono sempre una fonte di felicità. Certo, come avverte il mio psicanalista, metto troppa aspettativa, ma anche questa ormai l'ho imbrigliata. Non si guarisce dalla mammità. Ma si può abbigliare diversamente, con fiocchi di ironia, bottoni di leggerezza, che so, una spilla di fintissimo distacco. Una madre è costretta a inventare sotterfugi disgustosi per mascherare. 


Insomma, la cosa è che man mano che si avvicina la data dell'arrivo, io sento la mancanza addensarsi. Di colpo i mesi si fanno pesanti e non si sopporta più nemmeno il secondo. 
La notte prima è agitatissima. Ogni genere di bastone tra le ruote si materializza nell'ombra e sembra che il tempo faccia dispetti a gogò. Il viaggio all'aeroporto è come in trance. E poi 'landed'. Le porte di Ciampino per un po' si aprono liberando sconosciuti a ripetizione. Finché non si alza il sipario e la gola si scioglie.
La festa della mamma è pure così.


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