giovedì 13 agosto 2015

Canoeing a doppia pagaia



La canoa mi mancava. Sport apparentemente tutto di braccia, alla fine ti trovi con le gambe stanche e raggrinzite. Come esordio ho pagaiato per dieci kilometri, metro più metro meno, sul lago di Sabaudia. Sport anche bizzarro, per me abituata alla impermeabilità sociale stagna quando corro come in palestra. Questa volta no, la canoa viola è da due e quindi necessita di coordinazione. E coordinamento. Pagaia e direzione vanno armonizzate. E non si può fare proprio proprio completamente di testa propria. Prova ardua? Nemmeno troppo, suvvia. I 'consigli' a cadenza inesorabile mi hanno portato a capire il movimento e a pagaiare alla fine fluida. 
E poi, il dritto della medaglia comporta condividere l'airone cinerino, alto e bello, con il suo vestito grigio elegante davvero e uno strano modo di frenare prima di posarsi. Vederlo volare a zampe distese, come se si stesse tuffando verso l'alto mi ha entusiasmato. C'erano anche aironi bianchi, un po' più piccoli, gabbiani e altri pennuti senza arte nè parte. Pesci, no, non se ne sono visti. Solo l'impressione, il guizzo afferrato con la coda dell'occhio, lo splash del nascondino sotto la superficie. 
Giornata di sole, acqua rilassata da week end. Una lunga parte del lago era completamente deserta. Il Ponte di Sabaudia faceva da fondale lontano. La meta. Lavoro di braccia, muscoli concentrati a fare del loro meglio nella nuova avventura. Io un po', ammetto, trovavo scuse ambientali (guarda questo guarda quello) per farmi scarrozzare. Ma alla fine ho fatto il mio. Il momento peggiore quando, arrivati al punto di ritorno, il monte Circeo appariva miraggio azzurrino all'orizzonte. 


“Non ce la farò mai”, mi sono confessata. Ma no, non l'avrei ammesso mai all'airone cinerino e ai suoi accoliti. Così, il mulinare più o meno in sincrono ci ha spinto all'arrivo. Uscire dalla canoa è stato esilarante, le mie gambe avevano dimenticato la loro funzione di tenere il corpo verticale e c'è voluto il bello e il buono a convincerle a tornare in servizio. Così le ho portate subito a mare per attenuare lo shock in acqua salata. Peccato per le foto mancate, ma i miei devices sono idrofobi e dunque dove c'è acqua non li porto.


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