lunedì 5 ottobre 2015

Crosby, Stills & Nash


“Sono contentissima! Stasera vado a vedere il concerto di Crosby, Stills&Nash”. 
“Chi sono?”. 
Stramazzo al suolo. Il mio interlocutore poco più che ventenne, universitario, musicalmente colto e curioso, ignora un pezzo di storia. Perché loro non sono solo canzonette. Sono colonna sonora di vita 


 Sono un'epoca, atmosfera, amori, amici, Marlboro rosse senza demoni, notti tessute di chiacchiere e vino. 
Poi ho saputo che nemmeno i figli e coetanei vari dei miei amici hanno passato il test. Tant'è. 
Per me però il concerto è stato bagno di forza e allegria. L'Auditorium, avevo pensato, forse avrebbe raffreddato. Niente affatto. Certo, al posto degli accendini a segnare l'emozione, ci sono ormai schermi di più misure. Entrano in fila, hanno tre tappeti a incoronarli. Non si risparmiano. E cantare a squarciagola quelle canzoni è felicità pura. 



E loro tre hanno i capelli lunghi di Woodstock, solo bianchi. Nash azzarda perfino piedi nudi sul palco. Very hippy. Come si conviene. Però, chiudi gli occhi e le voci sono le stesse. Potenza, energia, un mondo che risorge di prepotenza. Le dita volano sulle chitarre, le cambiano come abiti di scena. Le gambe forse un po' meno. Ma poco. 
“We can change the world”, ci promettevamo. E forse un po' l'abbiamo pure fatto. “Alcune canzoni diventano più vere con il tempo”, commenta Crosby a fine note. Mi piace pensare che siamo d'accordo. 


Nessun commento:

Posta un commento