venerdì 4 dicembre 2015

Balthus



Dirò la verità, a me Balthus non piace proprio. Mi inquieta, lui e suo fratello. Lui e le sue ragazze a gambe aperte. Dormono tutte, quasi sempre. Come inconsapevoli pupazze delle quali servirsi. I bambini hanno volti cattivi, tutte le persone sono avvolte di cupezza. Sarà stata la guerra, non discuto. Anche se passata in Svizzera... Infatti più avanti negli anni i colori si rischiarano. Osa perfino qualche paesaggio, alcuni belli verdi di natura e campi. C'è il lato giocoso, il civettare con LewisCarroll, sempre un filo scordato però.
Non mi ha convinto, non l'ho capito e dunque apprezzato. Diciamo la verità, non mi raccordo con brutture e cupezze, ora come ora. 


Bella 'La strada', nelle sue due versioni, cresciute negli anni. Solo qui, per me, la piattezza diventa bellezza. Bella anche una donna nel parco, giganteggia tra alberi, lampioni e altre figure, totalmente sproporzionata nel suo rosso grandioso. Bella, ma certo non luminosa. C'è come un male che aleggia e si insinua. Un disagio che ti guarda in faccia dalle opere. Penso a una natura morta, ma non proprio morta. Aggressiva all'inverosimile. Un tavolo imbandito con una bottiglia di cristallo in frantumi, un martello fermo che sprigiona fragore, un coltello affondato nel cuore di una pagnotta, che ne vedi la violenza. Ecco, forse per un pittore sentire che il suo quadro è vivo è fiore all'occhiello, ma è così malefico che istintivamente prendi le distanze dall'uomo e dall'artista. 
Anche qui le foto non si potevano fare così ne ho rubate poche. Ammonita. 


Penso che, alla fine, è stato un sollievo arrivare alla fine del percorso e godersi Roma e il Quirinale dalle vetrate delle Scuderie. 


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