venerdì 11 marzo 2016

La finestra sul mondo




Non scrivo recensioni, di solito. Non è il mio stile, non il mio genere. Figuriamoci se mi arrogo di giudicare. Così, i racconti  della mia amica Danila sono rimasti per parecchio tempo nel limbo del comodino. Ma lei ci tiene, chissà perché. Dunque, mi cimento. E con sincerità. Libro sottile, ma polposo e sorprendente, come lei del resto. 'La finestra sul mondo' parla di donne. In realtà parla in prevalenza di donne tristi, disperate, problematiche. E di uomini arroganti, insensibili, inadeguati. Mondi che si feriscono e non si completano mai. Nelle storie di Danila, le donne sono segnate da retaggi culturali che prevedono la presenza maschile come elemento indispensabile, anche se negativo e protervo. Smaschera lo stereotipo che una donna senza un uomo è sola, non è 'riuscita', la donna che ha necessità di essere protetta. Antichi modelli patriarcali che sopravvivono nel fondo dell'anima e nonostante la realtà dimostri quotidianamente il contrario. E sotto sotto, mai espressa, la speranza del lieto fine, del 'e vissero tutti felici e contenti', principi azzurri e principesse rosee. Nel frattempo, sempre presente, c'è distillato il dolore delle donne, gli aborti e i bambini sfaldati, le botte, gli stupri fisici e verbali, i rifugi sintetici ingoiati a pasticche. 
In alcuni racconti i mali non sono sedimentati, le distanze non prese. Altri hanno personalità forte e idee, talvolta l'ironico sguardo sui toni horror  che può assumere la vita di ogni giorno. Come in 'Senza parole', nel quale Danila racconta una condizione fisica. Ma anche il silenzio dell'anima. 

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