giovedì 7 luglio 2016

Il cuore di Emmanuel

 


L'assassinio di Emmanuel Chidi Namdi sta suscitando, a ragione, uno sdegno per una volta traversale e (quasi) unanime. La violenza insensata contro un giovane nigeriano, già sfuggito alle persecuzioni di Boko Haram, ucciso perché difendeva la moglie da insulti razzisti, lascia di stucco. Il suo omicidio, però, si inserisce perfettamente in una cornice di odio diffuso, di toni rabbiosi, di caccia a streghe e/o untori che nulla ha di razionale e che viene alimentato giorno dopo giorno. Soffiare sul fuoco delle paure e delle incertezze alimentando incendi di xenofobia e razzismo è scellerato e molto pericoloso. Queste posizioni forse nell'immediato “fruttano” qualche voto in più, ma hanno un prezzo umano, sociale e politico altissimo. Imbarbarire il clima ci condanna a un nuovo Medioevo, oscurantista e ripiegato, non risolve il problema, semplicemente lo rende spauracchio e allontana la soluzione. La risposta al razzismo deve essere granitica. La condanna pensante e senza sconti. Questo va da sè. Però non basta. Bisogna lavorare sulle mentalità, ribaltare i pregiudizi e e trasformarli in ascolto. Il che non significa braccia aperte incondizionatamente. Certamente, però, intanto lasciamo le pistole  -vere e ideologiche- nelle fondine, anzi chiudiamole proprio a chiave in qualche cassaforte remota. Tanto, se ne facciano tutti una ragione,  la storia non si ferma e nemmeno l'ondata di migrazioni mondiali. Perciò, facciamo un bel salto in avanti e dal Medioevo andiamocene direttamente nell'illuminismo. Un esempio alto in questo senso viene proprio dalla compagna di Emmanuel, Chimlary, che ha deciso di donare gli organi del suo uomo. Qualcuno, bianco o nero, chissà forse anche razzista, vivrà per mezzo di Emmanuel. Un gesto che è una risposta di pace. E che meriterebbe rapido contagio. 

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