mercoledì 13 luglio 2016

Tutti i terrorismi del mondo



Bologna, stazione centrale! Un giorno qualsiasi. Con tutte le suggestioni che evoca per chi, quel 2 agosto, se lo ricorda in prima persona. Io ero in Messico, la spiaggia diventò buia, la tequila di pietra. Oggi sento gli altoparlanti scandire che i bagagli incustoditi saranno controllati e istintivamente penso che ormai il terrore non viene dai fagotti, ma dalle persone che si fanno strumenti di morte. Le emozioni, però, sono gli stessi. Allora  a Bologna, oggi dietro altri angoli, Nizza, Parigi, Dacca. Il ripetersi degli attacchi terroristici in ogni dove del mondo provoca sempre gli stessi sentimenti. L'orrore non conosce l'abitudine nè l'assuefazione. Ogni volta seguiamo queste vicende, vicine o lontane, con il fiato sospeso e l'angoscia nello stomaco. Non fa differenza dove sia l'attacco. Tutti i morti e i feriti sono vicini. Ma l'attenzione e l'empatia mai devono trasformarsi in odio. Oggi l'Occidente è percorso da porte che si chiudono, maglie che si stringono, muri spinati. L'immigrazione è lo spettro che di più agisce in modalità 'contro'. Terrorismo e migranti sono associati in una equazione il cui risultato é un no senza spiragli o eccezioni. Ma con il prevalere delle ostilità, il mondo non avrebbe scampo e sarebbe condannato a una nuova era di guerre e povertà. I grandi della terra si dimostrino all'altezza del loro appellativo e facciano in modo che la lotta all'Isis non si trasformi in una guerra di religione globale totalmente perdente per l'umanità. Per quale che vale, sono stanca di cordogli su Twitter e scarichi di responsabilità nella vita reale. Cominciando, per esempio, a smettere di chiudere gli occhi e intascare business con gli  stati canaglia. Evitando protagonismi da secchioni e non da leader e agendo di concerto. Facendo in modo che gli aiuti ai paesi  poveri arrivino alle persone e non restino attaccati a cento manine ingorde. Così va il mondo?  Be', anche no. 

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