giovedì 4 agosto 2016

Ritorno a casa



Non c'è niente da fare, tornare a casa è tutta un'altra storia. Si ritrova un pezzo di se stessi che è solo in quegli angoli, in quelle viste familiari, nei dettagli ripetuti nei secoli dei secoli,  nei rituali. Che poi sono pure arrabbiature, non si può nascondere. Quando le cose non filano dritte e saltano fuori le magagne dove gli sguardi (pur salatamente) prezzolati non si soffermano. Funziona sempre così, quando torno a casa in campagna. Mi faccio per prima cosa un bel giro del giardino, spesso ancora prima di aprire la porta. Controllo che il ”mio” pino stia bene, ho piantato ...X... Anni fa un misero pinolo e mi è venuto un bel giovanottone alto e capelluto.


 Poi vanno guardati i gerani, il glicine, la palla di neve che non vedo mai in fiore come le peonie che ho pure piantato io. Qualche lutto botanico c'è sempre da registrare. Quest'anno, per esempio la siepe di bosso non si sente tanto bene, anche se forse si può recuperare. Il bosco è stato potato in inverno. Così  adesso abbiamo di nuovo la vista sulla valle del Tevere con il Soratte in fondo, ma il sottobosco si è scatenato ed è diventato selva da affrontare con il machete. Fortuna che ne ho uno portato dal Costarica, ai tempi in cui facevo dry forest conservation nel parco di Barra Honda. Sarò un po' fuori allenamento, ma ci vuole poco a rimettersi in forma. 



Aver tagliato il bosco dopo anni, comporta anche giochi di luce dimenticati. Il patio é di nuovo assolato fino alle otto di sera e per vedere il tramonto non bisogna arrampicarsi sul tetto (che peraltro sono anni che diciamo che andrebbe rifatta la copertura). 

 
Tra gli elementi di impazienza suprema, per me c'è il non trovare gli oggetti nei posti dove sono sempre stati. Vado ai pazzi per una chiave spostata o per altri minimi cambiamenti. Tutto da scoprire perché, ma anche no, mi accetto come sono e via. A certe cose ogni bisogna dire addio, altre mi riprometto di restaurare e qualche volta lo faccio anche. La mia sediolina di vimini e bambù l'ho riverniciata con il coppale almeno tre volte. Ma certo, gli inverni all'addiaccio le fanno tornare gli acciacchi. 
Elemento irrinunciabile di ogni soggiorno in campagna è il fuoco. In ogni stagione a me piace cuocere sulla brace, carne preferibilmente, ma mi cimento anche con le verdure. E faccio grandi barbecue pure se ci sono trenta gradi. Non so se sono tutti contenti.  


Comunque, il bello di queste vacanze, che ormai sono solo spot perché i ragazzi sono grandi e non vengono più di tanto, e noi adulti facciamo la spola, sono i riti collettivi. Ritrovarsi tutti insieme è sempre più raro e this is the place. Qui si susseguono i ricordi e le stagioni. I cani e i gatti. I libri. 
Tornare qui mi fa sentire di più una “traditrice”, visto che ormai i week end li passo altrove. Ma, pur stando benissimo dove sto, il cuore no, quello resta qui. 


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