sabato 19 novembre 2016

Arrugginita



Non viaggiavo da un po'. Anzi da parecchio. Anzi da troppo tempo. Così anche un voletto a Londra per visitare Flaminia ha assunto contorni quasi avventurosi. Prima novità ho scaricato Uber e mi sono fatta accompagnare a Fiumicino. Però, visto che ero una neofita, credevo di poter impostare l'orario in cui farmi venire a prendere e invece quello é partito appena l'ho chiamato. Quindi, già io mi muovo con ridicolo anticipo, in questo caso mi sono trovata a partire a un orario insensato. Comunque mi sono trovata benissimo. È arrivato Antonio con un bel Mercedes nuovissimo, ovviamente pulitissimo, temperatura interna perfetta, appena vedeva un piccolo grumo di traffico rimodulava il percorso. Insomma, ottima esperienza, a parte il fatto che sono arrivata in aeroporto davvero in larghissimo anticipo. Evito di quantificare per non espormi a inevitabili -e giustificati- motti e dileggi. Andiamo avanti. A tempo debito è finalmente arrivata l'ora dell'imbarco. Si è formata una ordinata fila davanti al desk, dove era ovviamente indicato il volo, quando la hostess, senza alcun motivo apparente, ha gridato: “per Londra qui”. Non l'avesse mai fatto. È stato come suonare una carica, incitare all'arrembaggio. La fila ha perso forma per diventare una mappazza frenetica accalcata al gate, con passaporti sbandierati manco fossero segni del comando. Le persone spingevano come non si fa più nemmeno allo stadio. Una situazione assurda. Per fortuna io ero all'inizio e mi sono risparmiata gran parte del parapiglia. Saliti a bordo, non so perché si sono create isole con clima da gita scolastica, altri protestavano per la difficoltà di incastrare nella cappelliera bagagli a forma di contrabbasso o enormi valigie con oltre un metro quadro di stazza. Insomma, tutti i connotati di un charter, più che un low cost. Inclusa una sorta di overbooking con gente ancorata a sedili qualsiasi e incurante delle coordinate della sua carta di imbarco. Io poi sono capitata nella fila dell'uscita di emergenza per cui sono stata bruscamente privata di ogni effetto personale, libro incluso, fino a decollo inoltrato. A parte che il libro, ho scoperto poi con raccapriccio, l'ho proprio perso chissà dove, l'arrivo a Gatwick ha comportato una interminabile fila per comprare il biglietto del treno (due casse aperte su almeno otto) e treno medesimo con 20 minuti di ritardo. Vabbè. Dice che gli inglesi sono tanto puntuali e precisi nei servizi, ma io ogni volta che vado mi scontro con ritardi e corse soppresse che se fossi in Italia darebbero la stura altroche a invettive. In conclusione, però, Londra ti ripaga con la sua bellezza e vedere Flaminia venirmi incontro sorridente mi ha fatto superare anche lo shock di passare dai 20 gradi di Roma ai 2 locali... 

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