giovedì 29 dicembre 2016

Santa Lucia di Svezia




Con estremo ritardo e una lunga assenza dalla scrittura, mi accingo a raccontare del 13 dicembre, giorno di Santa Lucia, come sanno più o meno tutti. Sono stata alla celebrazione dell'ambasciata di Svezia, ospite d'onore la principessa Victoria, un passato tra anoressia e bulimia, adesso in apparente splendido equilibrio tra poco e troppo. L'ambasciata è proprio dietro casa mia, un villino primo Novecento, con un bel giardino appropriato, alle spalle di via Nomentana. C'è la fila per entrare, una presenza regale richiede ovviamente controlli più accurati. Ma l'atmosfera è serena. Nonostante il mio accompagnatore Massimo (per la verità ero io che accompagnavo lui, ma non sottilizziamo) avesse dimenticato invito e documenti e dunque avrebbe meritato una ferma espulsione, siamo stati accolti (forse) in virtù del suo svedese, che alle mie orecchie profane è apparso fluente. Perché poi uno, italiano al cento per cento, debba sapere bene lo svedese è mistero ancora fitto. Ma questa è un'altra storia, vero Max? 
La festa si svolge -nemmeno a dirlo- al piano nobile. I lunghi buffet sono allestiti con i piatti nazionali svedesi: aringhe, salmone, una strana insalata di certo con barbabietole rosse, le mitiche polpette (ma non quelle di Ikea). 


Ma il cibo è subito messo in disparte per il discorso della Principessa. Che, in inglese, allaccia fili tra Italia e Svezia, stabilisce parentele storiche, affinità culturali, passioni turistiche, andando a scavare anche fino in fondo al Medioevo, perché insomma, tutto sommato, il gemellaggio non viene proprio spontaneo al primo pensiero. Comunque benvenuta la salutare brevità nordica. 



La Festa di Santa Lucia non è fatta di parole, ma di canti. Quindi, i protagonisti sono questi giovani, tutti sicuramente ben sotto i venti anni, vestiti con tuniche bianche e con copricapi appesantiti da candele accese. Suppongo che ci sia un sistema per evitare che la cera si sciolga in testa e le candele restino ferme al loro posto. In ogni caso, i ragazzi sono apparsi dalla cima della scalinata, appaiati e hanno intonati le musiche di Natale e gli onori a Santa Lucia. Omaggio all'Italia una versione singolare -per modo e luogo- della canzone napoletana Santa Lucia (chissà se è il vero nome, è quella “venite all'agile, barchetta mia”, per capirsi) che “stonava” un po' nel contesto. Ma insomma, è stato un pensiero carino.




Mentre gli invitati si aggiravano si è formata una fila per salutare la principessa, ma lei, mi pare di aver capito, ha ricevuto solo gli amici. Però in pubblico, in un angolo del salotto, protetta soltanto da un tavolo basso e una guardia del corpo. In sostanza, udito blindato, occhi in libertà. Decisamente una concezione moderna della monarchia. 
Per finire non poteva mancare il vino speziato caldo. Per farci sentire un po' a Nord lo hanno servito in giardino. Così, almeno, ha avuto un senso oltre la tradizione, anche nel clima romano. 


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