lunedì 6 marzo 2017

Kew Gardens



Non andavo a Kew Gardens da 35 anni più o meno. Uno dei miei primi viaggi a Londra, ero una ragazza e ricordavo quel posto con grande entusiasmo. Parecchio defilato dal centro, quasi a Richmond, ci vuole quasi un'ora. Sobborgo chic, niente sembra cambiato nei decenni, borghesia alta, solida, benestante, consapevole, spirito understatement, quel senso della comunità strettamente locale che leggi nei romanzi inglesi di sempre. Con i suoi pregi e difetti. Giornata di sole, nonostante le previsione più fosche. 
E' stata una strana sensazione essere di nuovo  qui con una figlia che ha più o meno la mia stessa età di quando sono venuta io la prima volta. Strani giochi di vita. Proprio per questo, però, ci tenevo a tornare con lei. Per me, é stata una gioia e quasi una emozione, rientrare in quella serra tropicale, salire sulla scala a chiocciola Liberty che ricordavo perfettamente e questa volta scattare le foto con Flaminia. 


Durante questa visita il parco -biglietto d'ingresso esoso oltre misura- offriva anche una splendida mostra di orchidee nel loro habitat naturale, un tripudio di colori e fantasie della natura che danno sempre un certo sollievo allo spirito, soprattutto se non si è in gran forma e se si viene da un inverno lungo lungo. Bella l'esibizione aerea delle specie senza radici. 




Questa è la foto, ma naturalmente è controluce e non rende un granché, ma non c'è stato verso di fare altrimenti. 
A Kew Gardens abbiamo girellato un po', colpite dalle grandi distese di fiori in bulbo appena in boccio. Tra qualche settimana sarà un tripudio di crochi, daffodils, tulipani e altre specie multicolor che non ho saputo identificare ma di sicuro molto promettenti. Certo, l'entusiasmo creativo a volte va un po' su di giri come nel caso di questo pavone vegetale alquanto estemporaneo. Però all'esterno ce n'era anche uno molto più sobrio, tutto bianco e soprattutto vero. Lui, contro ogni stereotipo, aveva carattere schivo e dunque non si è fatto fotografare. 


Di nuovo ho trovato The Hive, ovvero l'alveare, una bellissima struttura- scultura a forma -appunto- di nido d'ape con una bizzarra installazione sonora che si può ascoltare soltanto tenendo un bastoncino tra i denti appoggiato a una colonnina apposita. Vabbè, una cosa comodissima e di massa... Inglesi... 



La riflessione più generale é che Londra é comunque una città sempre in progress. Ci sono continui cantieri, le gru svettano alacri, gli operai fluorescenti lavorano sempre durante i weekend tanto che ho notato ferramenta e negozi di pittura aperti e frequentati da addetti ai lavori e non solo da amatori anche di domenica. Se c'è un lavoro da finire, lo si fa ad oltranza. E i risultati si vedono. Insomma, banale dire che è una città che non chiude mai, però è proprio così. 


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