martedì 6 febbraio 2018

La lezione di Di Maio



Sono stata a sentire cosa aveva da dire Luigi Di Maio, oggi. Molto tempo che non partecipavo in prima persona all'appuntamento di un politico in p visto che le mie vicissitudini mi hanno condotto lontano da Montecitorio da ormai qualche anno. Dunque, mai ascoltato un grillino live. Questo poi é -sarebbe- il presidente del Consiglio in pectore... Eccomi allora in ultima fila di una straboccante sala-palestra della Link Campus university. Quella di Enzo Scotti, per capirci, che ottantaquattrenne sta lì sul palco e argomenta come se gli ultimi 30 anni non si fossero proprio mossi. Luigi Di Maio potrebbe essere suo nipote, ma i complimenti di rito sono rispettosi e alla pari. 
Di Maio si sente leader e possibile capo del governo. Questo sottotesto scorre chiaramente con le sue parole. E il giovane, diciamolo, ha studiato. Nei modi e nei contenuti. 
I contenuti prima. Moderati, moderatissimi. Con quel sapore della ricetta della nonna che non può non piacere a un elettorato come quello grillino. Stanco delle strida del capocomico, il 5Stelle tipo non è più soltanto un militante agguerrito e aggressivo. No, ora é il cittadino medio, che non vuole sentire che i suoi gruzzoli non saranno più in euro o altri disordinati e temerari sradicamenti di certezze. La platea si allarga nella scontentezza sconfortata dilagante. Opportunamente, quindi, il Movimento, e il suo capo Di Maio, prendono atto. E adeguano la forma nella sostanza. 
Così, risposte medie, idee di centro, espressioni della Dc della corrente del Golfo, della quale, guarda un po', Scotti era uno degli esponenti più in vista. 
È proprio così: forma e sostanza si intrecciano perfettamente in Di Maio. Il linguaggio è composto e semplice come i concetti che esprime. Niente pesantezze retoriche e nemmeno citazioni dotte per il grillino del 1986. Non polemizza mai, non lancia stoccatine e frecciate all'indirizzo di avversari politici, semplicemente li ignora, li cancella dalla mente dei potenziali elettori. Scivola lieve tra le domande, con risposte assennate. Non ha bisogno della zia suora di Berlusconi o delle nonne di Renzi. C'è lui e tanto basta, fa capire. Non ho assistito a scivoloni grammaticali o sintattici. Pensiero leggero leggero, nessun tuffo profondo e quindi nessun pericolo di annoiare l'italiano. Mi è piaciuto? La domanda non è questa. D'accordo o no, la vera risposta é che non mi ha spaventato, non mi ha indignato, non ne ho disprezzato il calcare la scena politica. Tra vent'anni, con molta molta più esperienza e struttura, potrebbe acquisire l'aplomb di... Gentiloni... 


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