sabato 17 febbraio 2018

Scomparsa



Sono passati sei mesi dalla scomparsa della mia adorata gatta. Si chiamava Google. Naturalmente a me sembrava speciale, ma quale gatto non sembra speciale al suo affetto umano? Riesco -forse- a parlarne solo adesso, un dolore grandissimo, più forte anche perché così solitario. Dice che oggi -17 febbraio- é la giornata del,gatto e dunque mi pare il momento giusto per  un omaggio  Ogni angolo della casa me la ripropone. Spesso Facebook, con la sua memoria implacabile, mi offre le sue foto, piccole ferite inflitte a sorpresa e a casaccio. Memories agrodolci. Perché lei non è morta, o forse sì. Io non lo so. Si è dissolta nel bosco un giorno di fine agosto. Lei, sempre così appiccicosa, al limite dello stalking. Lei che dormiva non accanto a me, ma proprio sopra. E rispondeva al richiamo come un cane qualsiasi. Google non sarebbe mai andata via di sua spontanea volontà. E in tempi di abbandoni, sempre torno a chiedermi che cosa le sia accaduto. Un falco? Una macchina di passaggio l'ha rapita? Uccisa no, l'avrei trovata nei paraggi. Si è fatta male e ha sofferto imprigionata da qualche parte? Difficile perché Google era una gatta parlante, non stava zitta un momento. Chiacchierava, seduceva, raccontava sue storie di emozioni senza tregua. Si avvicinava a tutti, questo sì. Per lei l'umano era migliore amico. Qualsiasi visita a casa era per lei occasione di incontro, desiderosa di piacere a tutti i bipedi senza condizioni. Con gli altri animali invece nessuna concessione. Detestava i suoi simili e mai ne avrebbe seguito qualcuno in avventura. Sterilizzata, poi, e decenne. La casa in Sabina non era territorio sconosciuto. Ci veniva in villeggiatura ogni anno, escluso lo sperdimento fortuito quindi. Non so, mi tormento e mi arrovello.


Sarà viva e felice in una nuova casa (di ladroni)? Io lo spero davvero. Intanto guardo le due nuove arrivate, bianche e nere come lei, caratteri assai lontani da Google e tra loro. Si chiamano Margherita e Salomè. Anche dette Adelina e Guendalina, dalle oche degli Aristogatti, tanto sono simbiotiche nella loro diversità. Talvolta -raramente- fanno qualcosa che era sua prerogativa e mi trafiggono. Però di solito giocano e corrono spensierate per la casa, incuranti del passato. Non sentono spettri, per fortuna. Fanno allegramente malestri (che parola antiquata!) e mi strappano il sorriso. Sono carine e divertenti. Ma gli amori veri, quelli grandi, non si sostituiscono. Con il tempo si aggiungeranno. 


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