Tra novembre e dicembre a Roma è il tempo dei ricevimenti in ambasciata. Non so perché la maggior parte di questi cocktail si concentrano in queste settimane. Non sono 'natalizi', almeno quasi nessuno. Fa accezione l'ambasciata inglese che invita a giugno per celebrare il compleanno della regina Elisabetta e apre lo spettacolare parco della residenza dietro San Giovanni. Nei giardini, gli inglesi allestiscono il barbecue ed è curioso vedere gli invitati mettersi in fila con il loro piatto come a una qualsiasi festa di paese o per salire sul bus. Ai ricevimenti dell'ambasciatore inglese ho visto più uniformi e divise bizzarre che in ogni altro posto. Ricordo ancora un signore vestito di calzamaglia gialla con tanto di giustacuore ricamato e cappello piumato. Sembrava un paggio rinascimentale. No, il coraggio di chiedergli quale paese rappresentasse non ce l'ho avuto... Se qualcuno dovesse capitare a quel ricevimento, consiglio vivamente la passeggiata fino al Belvedere, lungo un viale a giugno bordato di lavanda in fiore.
Anche il ricevimento novembrino dell'ambasciata turca ha scommesso sul dehor. Il villino primo '900 dietro la stazione Termini ha un delizioso giardino che i padroni di casa fanno vestire con tendoni bianchi e imbandire con ogni sorta di prelibatezze. Che in Turchia si mangi benissimo si sa. Ma questo party è il non plus ultra della gastronomia ricercata. Roba da sultani. Non è un caso, perciò, che i lunghissimi tavoli stracolmi di ogni ben di dio siano letteralmente presi d'assalto. E l'aplomb inglese qui diciamo che è un stemperato dai caratteri mediterraneo orientali degli ospiti. E pure degli invitati.
La residenza è comunque davvero bella. Saloni piccoli, magnificamente arredati. Intendo, nè troppo, nè poco. Servizio discreto ma molto presente. Alcol senza pregiudizi, ma lievemente a guinzaglio corto.
La caratteristica di questo ricevimento, al quale sono stata per tre anni di seguito, è un parterre di assoluti sconosciuti. Intendo, non un politico, non un volto televisivo, non giornalisti superstar. Quest'anno c'era Ozpetek, il regista. Ma è stato il massimo del glamour.
Ciò che contraddistingue i ricevimenti dell'ambasciata del Giappone invece é l'eleganza delle linee. Grazie, bella scoperta. Me lo dico da sola. Ma è davvero così. Ogni ricevimento rispecchia davvero il carattere del paese d'origine. E meno male, aggiungerei.
Così, se la formula è la stessa, gran bel posto, parecchia gente che 'degusta' lungo i lunghi tavoli, l'atmosfera risulta inevitabilmente marchiata dal cromosoma. Tutte le ambasciate hanno giardini favolosi, ognuna ha il suo stile homemade.
A casa del rappresentante giapponese, per esempio, le uniformi sono più rare, ma i kimono ovviamente favolosi. Di solito, il più bello, come è giusto che sia, appartiene alla signora ambasciatora. E si può restare affascinati nell'osservare in dettaglio pieghe e acconciature dell'abito. L'atmosfera del ricevimento è più luminosa, più chiara, meno fronzoli, più aria. Le linee dell'arredamento sono nette, gli ambienti più ampi, meno arredati, concedono di più al design.
Ambasciata del Giappone
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