venerdì 29 giugno 2018

Le notti nella giungla




Il primo risveglio nella giungla. Tutte le giungle sono uguali? Assolutamente no! Anzi, sono molto diverse. Ricordo l'africana del Togo con i galli incessanti a cantare dando sulla voce alle persone già incamminate per il lavoro in piena notte. In Madagascar il muezzin tuonava minaccioso fin dalle tre del mattino, riscuotendo timori. In Costa Rica le scimmie non la smettevano mai di socializzare, discutendo con rane e uccelli notturni in un perenne rincorrersi di pettegolezzi da foresta. Qui no, a Barbados qla foresta dorme. Respira calma. È il vento che scorrazza tra le foglie, su e giù per tutta la notte. Animali non se ne sentono, salvo il rapido abbaiare di uno dei sette cani di Peter. 
Con il crescere delle ore, invece, gli animali subentrano e intrecciano i loro racconti alle fronde. Talvolta appaiono anche i colibrì, tra le immancabili tortore e altri uccelli più grandiL per me non identificabili. Ci sono i frogtree, mai sentito,parlarne finora, dalle vocine fine. Bisbigli. Qualche squittio si unisce alla sinfonia. Il vento dirige. Notte e giorno. 

giovedì 21 giugno 2018

Il barattolo della felicità



Questo vaso è uno dei doni più belli che io abbia mai ricevuto. Me lo ha regalato Flaminia (ma va?) a natale del 2016 e contiene 365 pensieri, massime, perle di saggezza, consigli sulla felicità. Declinata in tutte le sue forme. Come esserlo. Come capire che lo sei. Come rialzarti quando sei caduto. Non penso ci possa essere più amore non a sangue caldo di quello che emana questo barattolo. Quando lo guardo, penso a Flaminia che passa lunghe ore a cercare le frasi giuste, a stamparle e a ritagliare ciascuna di esse. La immagino mentre fa questo per me e già lì il cuore si riempie e anche la giornata più buia si rischiara. E poi, anche il disegno pieno di colori che ha creato e colorato. Questo tempo speso pensando a me mi commuove.


I primi mesi che l'ho avuto, ogni mattina appena sveglia aprivo un bigliettino. Poi però ho cominciato a centellinarli. In fondo, non proprio tutti i giorni avevo bisogno di sostegno extra e ho pensato di far durare il più possibile questo scrigno di amore perfetto. Anche come una specie di censimento dei giorni buoni e di quelli cattivi. Posso essere soddisfatta, negli ultimi due anni non ho avuto tanto bisogno di pescare puntelli. Anzi, certe volte mi basta guardarlo, il mio barattolo magico, per sentirmi felice. Per quello che è e per quello che significa. E pazienza pure se il buonismo non va di moda. 


giovedì 7 giugno 2018

I giardini del Quirinale



Reputo ogni volta un vero privilegio essere invitata al Quirinale, per il ricevimento del 2 giugno. Che si svolge il primo, perché poi il due ci sono troppi appuntamenti per un giorno solo e per un uomo solo. Quest'anno, la festa ha avuto un sapore particolare. C'era un'atmosfera sottintesa tutta diversa. Si sentiva ancora nell'aria l'odore della polvere da sparo, il sangue versato, l'adrenalina delle settimane appena trascorse. Niente di visibile, per carità, tutte ferite anestetizzate dagli abiti da cerimonia. O, di certo, per qualcuno solo ricoperte di grisaglia. Tanto di donne se ne sono viste pochine comunque, quindi parlare di grisaglie va tristemente a pennello. 
Vincitori e vinti si aggiravano per i giardini del Quirinale, attenti a mescolarsi il meno possibile. Ma così, come per caso. Nel sapiente -e studiatissimo- gioco del “ti avrei salutato se ti avessi visto, ma purtroppo non ci siamo incrociati”. 
La differenza l'ha fatta il Presidente della Repubblica. Mai come nei lunghi giorni appena trascorsi, impegnato a dipanare  una matassa non solo ingarbugliata, ma anche piena di spine e tranelli anomali. Una crisi costellata di prime volte e dunque di prime decisioni. Comportamenti e linguaggi espressione di nuovo. Nel migliore dei casi.


Senza entrare nel merito della contesa, Sergio Mattarella si è trovato ad affrontare una situazione nella quale era il solo ad usare regole e galateo. E ad avere a cuore il bene del Paese, difendendolo da sgomitanti masanielli. Momenti nei quali il rispetto delle istituzioni in quanto tale è andato a farsi benedire e le parole volate sono state proprio grosse, con divagazioni violentemente personali e assai “fuori dal comune”. 
Chissà, forse anche per questo sono stati moltissimi quelli che si sono messi in fila per stringergli la mano. Questa coda si forma ogni anno, per salutare il padrone di casa, affiancato dalla figlia. Un rito che dura un'ora o giù di lì. Poi, di solito, il cerimoniale scioglie le righe e i ritardatari se ne fanno educatamente una ragione. Quest'anno non è andata così. Quest'anno il Presidente ha affrontato anche questa maratona fino alla fine. Ben oltre le due ore é rimasto in piedi, stringendo mani, una parola personale per tutti, il suo mezzo sorriso affilato e ironico. Un ulteriore impegno a conclusione di settimane tumultuose. Ma -è possibile solo immaginare- forse anche la soddisfazione di veder riconosciuto un buon lavoro, quello di aver riportato, per quanto possibile, il Paese in equilibrio, assorbendo anche su di sè personalmente le tensioni generali e  difendendo i cittadini. Non saranno stati facili certi bivi. L'intelligenza, ahimè, si contorna di dubbi. Chissà quanti ne ha avuti lui. Ma anche queste sono cose che non è dato sapere. 


Tornando alla serata, c'è da registrare la fila di chi ha invece voluto salutare il neo presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Corteo breve, ma lento assai. Anche perché il nuovo venuto, non ancora avvezzo alla liturgia, si intratteneva con ciascuno molto più del sufficiente. In effetti, l'euforia scorreva a fiumi. Ma come non essere comprensivi, dopo la mirabolante parabola dei giorni appena vissuti? La vita vera da presidente del Consiglio è tutta da costruire. 




lunedì 4 giugno 2018

Le gioie di Valeria



Le mostre di Valeria sono un must ricorrente. Anno dopo anno, ha creato i suoi appuntamenti, uno natalizio e uno di primavera, più altri sparpagliati a sorpresa, scegliendo con cura le location e trasformando l'esposizione dei suoi gioielli in una occasione per visitare belle terrazze o angoli fascinosi di Roma, fornendo anche una possibilità di ritrovare amiche e difficili da frequentare o perse di vista. 
Valeria, con sua sorella Pamela e la cognata Alessandra, hanno cesellato la loro attività con tanto di quell'entusiasmo che tutti i loro  lavori trasmettono vitalità e ottimismo. Così le gioie sono cresciute con loro -con tutte noi che le seguiamo da anni, direi- le collane si sono inanellate agli orecchini, gli anelli hanno agganciato pendenti e tutto insieme evolvendo di stile e maturità. Ma se ti metti una cosa qualunque disegnata e realizzata dalle ragazze, te ne chiederanno  di certo la provenienza. 


Sono tre donne che ce l'hanno fatta, senza rose e fiori a tappezzare il loro cammino, ma hanno superato le fatiche della vita, e semmai anche della convivenza, immagino, mantenendo grinta e coraggio nel lavoro trattato come un altro figlio da crescere. Che infatti é cresciuto. 
Una passione per l'oro e compagnia bella che ormai si può certificare genetica. Il papà di Valeria e Pam imbarcò su un bastimento diretto in Australia la sua arte e la famiglia. E dopo un po' di decenni sono tornati tutti qui. Le Arriga sisters nel laboratorio, il fratello Max a mietere avventura e successi in tutti il mondo. Così come Gabriele, amico di Flaminia mia figlia da quando erano minuscoli treenni. Anche lui con il pallino degli ornamenti, mescolato alla curiosità per l'alchimia, una combinazione che lo sta portando con successo e soddisfazione a sperimentare e allargare lo sguardo per parecchi altrove. 
Quest'anno la mostra estiva di Arriga gioielli si è piazzata in via in Selci, in un palazzetto strappato al convento di clausura accanto e ristrutturato lasciando intatti storia e fascino. 


Le gioie si sono appropriate della casa, mostrando le inedite potenzialità degli oggetti e gettando un tocco di luce scanzonata qua e la. Tutte siamo state incorniciate da una grande polaroid per le foto ricordo. 
Come al solito, aspettiamo la prossima idea, divulgata per certo,Mquando sarà il momento, con l'ironia leggera e precisa che è il marchio di fabbrica di donne e gioielli Arriga.