Talvolta
Piccola storia romana non ancora a lieto fine, ma forse sì. Uno civile. Succede che io abito nel palazzo accanto a quello della Fiom. L'ho visto nascere, il palazzo, quando la Fiom era ancora in mente dei. Ha preso il posto di un villino primi '900 e mi ha tolto luce e bellezza da quella che allora era la mia stanza. Ma sono passati decenni e, laicamente, li ho perdonati. Non sapevano quel che facevano. O forse sì.
Tuttavia, nel tempo, la Fiom e i suoi compagni (Fim e Uilm per la precisione), eredi della Federazione dei metalmeccanici, hanno esagerato. Ogni mattina i cassonetti su corso Trieste, che stazionano proprio tra il mio palazzo e il loro, rigurgitavano degli scarti di ogni ben di dio. Dalle cassette di frutta e verdura della mensa, a sacchi di spazzatura cartacea e non, talvolta perfino vecchi pc o tastiere. E quando dico rigurgitavano è letterale. I rifiuti si allargavano sul marciapiede, bengodi per topi, gabbiani e bande di raccoglitori con carrello del supermercato come valigia. Con paragone moderno, direi metodici seguaci ante litteram della filosofia hooligan del Feyenoord. Che poi, a ben guardare, i cassonetti sono vuoti e dunque non si capisce la fatica fisica e/o mentale di aprirli e metterci dentro i rifiuti come fanno tutti.
Insomma, anche no. Landini, proprio tu, no! Così, prima che Landini scendesse in politica o quel che è e sarà, ho cominciato a twittare ogni giorno le foto dei cassonetti e dei loro dintorni a incorniciare il palazzo Fiom indirizzandole a loro. Dopo poche segnalazioni, forse un paio di settimane, devo annunciare che i rifiuti sono pressoché scomparsi. Poi sono tornati anche se non tutti i giorni e di minore mole. Corso Trieste, dopo anni, è tornato più o meno pulito. O almeno decente. Accorgersi di creare un disagio alla comunità e risolverlo dovrebbe essere di sinistra. E, a essere sinceri, è tanto che non mi imbatto in comportamenti -non parole, che quelle sono gratis e si sprecano- di sinistra.