domenica 1 marzo 2015

Calibri imperiali





Scrivo dopo molto tempo della Città proibita, fiore all'occhiello di Pechino, cuore della città da 600 e più anni, proprio di fronte alla piazza Tienanmen. È stata una giornata brutta e scontrosa, fredda e bluastra che ha affaticato l'entusiasmo. E poi ci vuole tempo per metabolizzare. 
La Citta proibita è però bellissima e non ha colpa alcuna. Si inanella, palazzo dietro palazzo, piazza dentro piazza e sfodera calma e saggezza. Colpisce la totale mancanza di vegetazione, se non in pochi 'spazi appositi', giardini mimetizzati nella geometria ripetitiva delle sequenze. 
A dare vita a questa monumentale opera d'arte multipla sono le luci e colori. È la possibilità di sbirciare dentro le stanze ormai disabitate ma sempre sfarzose di imperatori e concubine. La Cina antica e le cineserie disegnano vite e ritmi d'altri tempi, una cultura lontana manda lampi e ammicca vivida e sfuggente.


Bighellonare tra questi viali un po' cristallizzati fa bene e riflettere, sebbene, diciamolo, il freddo non aiuti. Ma l'immaginazione si gingilla con i nomi di palazzi e quartieri, molto più che toponomastica, una filosofia di vita. Porta del Volere divino, piazza dell'Armonia suprema, porta dell'Eminenza militare, Palazzo della Purezza celeste e Palazzo della Tranquillità terrestre... Vuoi mettere con via Nazionale e piazza Venezia. Altro calibro imperiale, ammettiamolo... 
Vedi gli imperatori e la loro corte snodare giornate estive sugli scaloni istoriati e serrare quelle invernali intorno ai grandi bracieri.



 Il rosso lacca incornicia lo sfarzo controllato, l'armonia architettonica cristallizza una ricerca di quella interiore che non sappiamo se sia stata trovata mai. Come stava chi viveva qui? È riuscito a trovare la sua meta. Secoli di lavoro in progressione hanno portato qualcuno di loro a raggiungere saggezza ed equilibrio? Il sorriso interiore? Certo, quello che ho messo nel mio bagaglio dalla Citta proibita è almeno una scheggia di bellezza pura, un bagliore di filosofia (spicciola), la (effimera) consapevolezza della ricerca perpetua e universale. Uscire dalla quella porta finale è stato faticoso. Nonostante il clima sottilmente respingente, girovagavo ancora per afferrare un respiro passato in più. Strana sensazione, la Città proibita. 




Nessun commento:

Posta un commento