martedì 4 ottobre 2016

Quirinale story

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Full immersion quirinalizia, lunedì 26 settembre. Scrivo solo ora solo parzialmente per pigrizia, per il resto  molte cose si sono accavallate e hanno ritardato il procedimento. Per forza di età e provenienza culturale, già un po' masticavo, ma ora so (quasi) tutto sulla storia dei presidenti, le loro personalità, pregi e difetti, innovazioni e resistenze di ogni mandato. Il seminario all'Archivio storico della Presidenza della Repubblica, mi ha permesso di mettere il naso e posare gli occhi su una parte del primo Palazzo italiano che non avevo mai visto, palazzo Sant'Andrea, proprio di fronte all'ingresso Giardini del Quirinale e accanto al piccolo parco che ospita la statua di Carlo Alberto a cavallo qualche albero e verdura varia.


 L'archivio cova, come ci si può immaginare senza proprio sforzarsi, foto d'epoca e documenti preziosi, tutti in avanzata via di digitalizzazione come ci ha raccontato Marina Giannetto, sovrintendente dell'Archivio storico della Presidenza della Repubblica. L'Archivio storico, ci racconta, nasce nel 1996 e viene costantemente aggiornato. Qui c'è la storia della Presidenza della Repubblica, dai documenti del segretariato generale a quelli dell'ufficio stampa al cerimoniale, ovvero l'agenda italiana ed estera del Capo dello Stato da Einaudi a oggi. Si possono visualizzare le giornate dei vari presidenti e tutti i documenti collegati, ricavandone informazioni (e pettegolezzi) non banali in forma di diario che da cronaca si fa storia, dal 1870, e corredato da 900mila immagini digitali e tradizionali ora in corso di digitalizzazione. Il tutto occupa ben 8 km di scaffali. Niente male per 11 Presidenti della Repubblica, ognuno dei quali con la sua personalità, il suo bagaglio di vita e il contesto, ha impresso il segno nel Paese e lo stile al Palazzo. 


Di questo ci ha raccontato Guido Melis, ordinario di storia delle istituzioni politiche e di storia dell'amministrazione pubblica alla Sapienza. Che ha fatto notare come, sebbene in Costituzione ci siano 9 articoli dedicati specificamente al Presidente della Repubblica, le sue prerogative poi sono sparse in altri punti e la discrezionalità si fa piuttosto ampia. Così, parlando in generale, è chiaro che il ruolo del Capo dello Stato si fa più incisivo e visibile in periodi di crisi, quando i partiti sono indeboliti e con la reputazione stanca. Conta anche il carattere, come è ovvio. Così, faccio un esempio, Saragat cominciò a indicare in quale ambito i presidenti del coniglio incaricati dovessero cercare la loro maggioranza, Pertini usò la comunicazione in modo anomalo, utilizzò moltissimo i messaggi alle Camere e prese l'abitudine di mettere voce sulla lista dei ministri, attingendo al potere di veto fino ad allora inutilizzato. Da Scalfaro in poi, il Presidenre  della Repubblica aumenta di incidenza politica e visibilità. La fase notarile sbiadisce in favore di una presenza più attiva anche nelle questioni che incidono sulla vita dei cittadini, così come aumenta il lavoro dietro le quinte che fanno i presidenti e i loro segretari generali, vere e proprie eminenze grigie della storia repubblicana con il loro fittissimo reticolo di relazioni, le frequentazioni di cene e salotti, la vigilanza sulla comunicazione istituzionale e non, il ruolo che riunisce, in un certo senso, sparring partner, confessore, cuscinetto e all'occorrenza pure parafulmine (Vedi alla voce Pertini-Ghirelli, per dire). 



Sul ruolo più “pesante” del Capo dello stato nei momenti di crisi la pensa nello stesso modo Vincenzo Lippolis, ordinario di Diritto costituzionale italiano e comparato e volto ben noto a tutti i frequentatori di Transatlantico di qualche esperienza. La difficoltà del cosiddetto potere neutro sta proprio nel prendere decisioni dirimenti  non per far prevalere una o altra parte ma per assicurare gli interessi permanenti della nazione. Una posizione che richiede lungimiranza ed equilibrio e che non sempre è facile individuare, diciamo. 
La personalità dei Presidente si è mostrata anche nella politica estera. E anche qui, con l'andare del tempo, il Capo dello Stato si è ritagliato un ruolo più importante. Ci sono stati presidenti naturalmente viaggiatori e presidenti sedentari. Certo, con il velocizzarsi dei trasporti l'inclinazione a visitare altri paesi si è fatta più forte e gli ultimi inquilini del Quirinale si sono mossi molto di più dei primi, sebbene per meno tempo medio. Ma d'altra parte questo è quello che accade un po' a tutti perché così va il mondo. Ho tra l'altro finalmente ben chiarito la differenza tra visita di Stato e visita ufficiale. La prima è solo del presidente della repubblica e si organizza con il contagocce. Per l'altra si usa invece la manica larga, la fa anche il presidente del Consiglio , per dire, e il protocollo e decisamene meno rigido.  
Discorso a parte, quello dell'immagine del Presidente, della presenza del Quirinale sui social, del sito dedicato alla istituzione e al suo attuale capo. In effetti, per tutta la giornata di Sergio Mattarella non si è quasi parlato. Ma Giovanni Grasso, suo Consigliere per la stampa, non si è proprio potuto esimere dal parlare sui cosiddetti "giorni nostri”. Così abbiamo guardato il sito del Quirinale, diviso nella parte blu dedicata al Presidente (blu perché è il colore della Repubblica, non lo sapevo, ammetto) e bordò per il Palazzo. E poi i social, Twitter e Instagram soprattutto. Io amo molto Instagram, anche se riconosco il ruolo di Twitter. Su Instagram c'è un po' di ufficialità, ma anche quel lato poco interessato dai fotografi della cronaca, i piccoli interludi di Mattarella con i cittadini, le cerimonie "minori", la vita quotidiana del presiddente, insomma. E no, niente Facebook per il Quirinale. Una scelta a tutela dei cittadini vista la propensione degli italiani a usare linguaggi rudi. Che se rivolti al Capo dello stato prefigurano il reato di vilipendio. “Di insulti non ne arrivano molti, ma la nostra filosofia é lasciar correre”.
Al Quirinale usano ogni social. “Così tutte le informazioni sono per tutti, senza discriminazioni”, sintetizza Grasso. Il discorso vale anche per YouTube, che è stato assai arricchito rispetto al passato. Il discorso di Capodanno, per fare un esempio,  è stato seguito da oltre 46mila persone, un dato molto interessante perché chi lo ha aperto lo ha proprio guardato tutto. 

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