Da Londra a Norcia il passo non è breve e lo sforzo culturale assolutamente diverso. Con tutto il rispetto per quello che stanno attraversando le popolazioni colpite dal terremoto e impegnate nella difficile ricostruzione, devo dire che l'incontro con i suoi ragazzi, il suo futuro dunque, non mi ha lasciato una bella sensazione. Mi spiego meglio, va tutto bene dal tutto di vista materiale, ma manca la capacità di guardare un po' più lontano. Più che giudizio, sensazione di poche ore, dunque mi autobollo di superficialità. E tuttavia.
L'occasione di vedere Norcia è condividere precetti con gli studenti di alcune ultime classi delle superiori. Anni conclusivi, ragazze e ragazzi alla soglia della maturità, provati dal terremoto, si misurano con gli ultimi libri tra le pareti di un container. Una sfida minore -penso io- rispetto alle macerie, rispetto al futuro e alla voglia di vincere che di certo queste intemperie della vita ha dato loro.
Manco per idea. Mi sono trovata davanti un repertorio variopinto di sfegatato torpore intellettuale. Suddivisi in gruppetti, accomunati nella sciatteria della mente e nel portamento sociale, disinteressati a tutto, impreparati anche nei congiuntivi, tutti risolini e luoghi comuni orecchiati. Pallidi riflessi dei loro insegnanti, con tutta evidenza, visto che non erano stati minimamente allenati, i professori responsabili dell'evento non erano nemmeno presenti, le classi abbandonate a loro stesse, non pervenuti nello spirito insegnanti e studenti. E dire che eravamo stati invitati, non imposti dall'alto o auto proiettati. Insomma, ho toccato con mano ciò di cui ho letto negli ultimi anni sulla scuola, la terribile connivenza tra tutte le mediocrità compiaciute e compiacenti, le furbizie provinciali, la caricatura di Checco Zalone uscita d'incanto, o meglio per effetto di un incubo, dallo schermo per diventare realtà.
Va bene, d'altra parte le eccellenze sono tali perché ci sono i loro contrari e dunque facciamocene una ragione.
Per il resto, ho trovato Norcia in piena attività. La ricostruzione ferve ordinata e implacabile. Pulitissima (certo molto meglio di Roma, ma ci vuole poco...) e curata. Tutti i palazzi danneggiati recano tracce di interventi in corso, le strade sono sgombre, i negozi per la maggior parte aperti, le persone gentili e con le maniche rimboccate. Insomma, mi é piaciuta molto più per il suo oggi che per le promesse del suo domani.
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