I glicini sono quasi il mio fiore preferito. Vengono subito dopo le amate peonie. Però, decisamente, il glicine su Roma mi affascina. Quando i suoi grappoli si aprono sui rami ancora spogli, di colpo scopri che è primavera. Girellando per la città, si trovano sculture quasi magiche. Il glicine ti fa scoprire angoli oscuri. Ti fermi a pensare quanto tempo ci ha messo per forgiarsi così, adattandosi e trasformando giardini e balconi.
Bisogna fare in fretta, però. Perché poi arrivano le foglie verde brillante, i fiori si amalgamano e l'effetto non è più quello. Quindi, quest'anno mi sono aggirata per Roma e ho creato una collezione di glicini. Poche parole, che loro dicono di più e meglio. Per rendere al massimo, secondo me,
i glicini hanno bisogno del giallo ocra dei palazzi di Roma, del suo esclusivo azzurro di cielo, di cancelli e balconi, giardini segreti e portoni assolati. Ombra e luce. Terrazzi e cortili. Villini e stradine. Racconti, storia, cronaca. Non importa. È bellezza.
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