Oggi sono stata al Quirinale dove Sergio Mattarella ha invitato un centinaio, forse più che meno, non mi so regolare, di donne a celebrare la Giornata internazionale della donna. Una celebrazione, appunto, non una mondanità, anche se queste sono sempre occasioni di incontro e reincontro, visto che Roma é piccola, ma abbastanza dispersiva. Un onore, esserci. Nel Salone dei Corazzieri, insieme a partigiane, parlamentari di questa e altre legislature, ministre, giudici donna, avvocati donna, giornaliste. Tutte persone che hanno dato al Paese il loro contributo di cultura e cervello.
Nel 2016 cade il 70 anniversario anniversario della Repubblica, che è anche l'anniversario del voto alle donne in Italia. La prima partecipazione, il referendum del 2 giugno. Al quale le donne in maggioranza votarono per il futuro, la Repubblica, mostrando già all'esordio maturità politica e coraggio di distaccarsi dal già noto.
Un filmato ha raccontato quegli anni, le voci al microfono di alcune protagoniste di allora e madri della Repubblica -Marisa Cinciari Rodano, Maria Romana De Gasperi, Elena Marinucci, Lidia Menapace, Beatrice Rangoni Machiavelli- lo hanno reso attuale e vivo. In prima fila alcune donne sindaco, apripista dell'amministrare, si spera di bene in meglio. E le concertiste che hanno arricchito di note l'atmosfera.
E dopo un meccanico discorso sulle riforme di Maria Elena Boschi, erudito ma senza anima, ha parlato Mattarella. Un intervento breve, ma non banale.
L'astensionismo, che è più femminile che maschile, come un oltraggio alla storia e alle sue protagoniste: “dopo tanta fatica per conquistarlo , non bisogna dissipare o accantonare il diritto al voto”. E poi, le disparità e le violenze: “Non è vera libertà se a parità di mansioni il salario di una lavoratrice è inferiore a quello di un lavoratore, come diceva, già all’Assemblea costituente, Maria Federici». «Non c’è libertà oggi - ha proseguito il presidente della Repubblica - quando la donna al lavoro è vittima di molestie fisiche o morali o viene costretta in spazi di sofferenza. La violenza sulle donne è ancora una piaga nella nostra società, che si ritiene moderna, e va contrastata con tutte le energie di cui disponiamo e con la severità di cui siamo capaci, senza mai cedere all’egoismo e all’indifferenza». E infine, “non è vero che il lavoro allontana dalla maternità. Anzi, è vero il contrario”.
Bene, tutto giustissimo. Speriamo che questi concetti, dai e dai, attecchiscano nelle menti maschili.
A proposito, le mimose non c'erano. Sono state lasciate fuori, ad addobbare solo l'ingresso del Palazzo. In compenso c'era un picchetto d'onore tutto al femminile. E pure nella garitta, di guardia, c'era una donna. Pure se, a giudicare dal l'altezza, decisamente non era un corazziere. E questi sono fatti.
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