Io Virginia Raggi non la conosco personalmente. L'ho sentita parlare poche volte e nemmeno l'ho votata, se proprio vogliamo scoprire tutti gli altarini. Esagero: non mi piace manco la parola sindaca. Ecco. Però gli attacchi con il famigerato e mai rimpianto “metodo Boffo” non mi stanno bene. Mi meraviglio anche di Mario Lavia, che conosco da anni e anni, e che considero una persona sorridente e garbata e, come si diceva una volta, tanti anni fa, un “sincero democratico”. Non quadra quindi questo attacco così veterofascista a una donna, l'uso contronatura delle citazioni che non risultano nemmeno spiritose o argute. Vorrei evitare di dire: ci risiamo. Epperò lo dico: ci risiamo. Quando una donna ha successo, le si riserva il “trattamento standard” nei secoli dei secoli. Una sorta di evoluzione del rogo medievale. Se non è stregoneria è un passaggio in un letto, o una scorciatoia di altro tipo, sarà manipolazione, sarà disinvoltura. Senza dimenticare una spruzzata di commenti sul corpo, che riferiti a una donna fanno sempre audience. Non ho sentito parlare mai dell'aspetto fisico, che so, di Giuseppe Sala o di Matteo Renzi mentre di commenti sull'aspetto di Agnese Landini o di Maria Elena Bischi sono piene le cronache. Tanto per dire. Non so se Raggi sia brava davvero, preferirei tuttavia giudicarla sui suoi fatti. Che non sono i fatti suoi (per quelli ci ha pensato anche il suo (ex?) marito che una bella figura non ha collezionato, suvvia), ma le sue azioni prossime venture come sindaco. Ops, sindaca.
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