Venerdì 23 settembre abbiamo festeggiato il terzo compleanno di Ght (Global Health Telemedicine) Una organizzazione giovane giovane, quindi, ma parecchio vivace. Pochi ospiti, al 90 per cento medici, nel bellissimo giardino di Santa Prisca all'Aventino, ormai designato domicilio prediletto degli eventi organizzati da Michele Bartolo, con la indispensabile regia di Elena Cara.
L'occasione sforna anche la novità della fusione (in questo periodo le fusioni stanno diventano parte della mia vita, a quanto pare) con la onlus Nico i frutti del Chicco, onlus fondata da Giovanni Tortorolo e Nuccia Bianchini dieci anni fa e ora decisa a convogliare la sua energia nella telemedicina.
L'Africa resta sempre al centro dell'attenzione, nei discorsi e negli obiettivi. Le postazioni in Centrafrica come i corsi di formazione e aggiornamento in Malawi o in Mozambico. Ogni medico ha una o mille storie da raccontare, ciascuno porta il suo contributo è anche nelle chiacchiere si delinea il riassunto dei traguardi di Ght in soli tre anni.
E poiché il giornalismo come lo vedo io si fa forza anche dei dati, ecco qui un po' di numeri che trasformano i sogni in realtà. Come se ogni tanto fossero le zucche a trasformarsi in carrozze e non viceversa. In tre anni sono stati fatti quasi tremila teleconsulti in 16 specialità mediche differenti. La maggior parte delle riposte arriva entro le 12 ore. Ght organizza regolarmente corsi di formazione di aggiornamento gratuito per il suo staff, ma non solo. Ci sono quattro centri in Tanzania, cinque in Mozambico, tre in Malawi, due in Kenia. Uno in Togo. Guinea, Centrafrica, Camerun, Nigeria, Angola, Congo.
Il foundrising resta il problema maggiore e ogni occasione -nonché idea- per raccogliere sostegni sono
benvenute, considerato che sia le macchine per la diagnostica che il web per trasmettere richieste e risposte hanno bisogno di cure e manutenzione, medici e infermieri che operano sul campo di studi, aggiornamenti e, perché no, incoraggiamento psicologico. Perché in una avventura così difficile, in posti crudi e defilati, sentirsi parte aiuta a non scoraggiarsi e a irrobustire spirito e propositi. Si chiama spirito di squadra e, come é noto, può fare la differenza.
Una serata piacevole per incontrarsi e per far nascere nuove idee... forse anche troppe.. Mich Bartolo
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