mercoledì 8 marzo 2017

L'8 marzo del Quirinale



Non sono certo una che si emoziona facilmente. Trent'anni (e passa) di frequentazione dei palazzi me li hanno fatti considerare un po' come casa mia e sicuramente non provo alcuna soggezione di fronte al mio soggiorno. Tuttavia, considero sempre davvero un onore essere invitata al Quirinale. Soprattutto da questo Presidente. 
E pure oggi ho trovato la celebrazione della Giornata della donna non stucchevole, nè banale.  Anche nella regia e nel copione meritevolmente senza mimose I diritti delle donne in primo piano, certo, e la piaga terribile dei femminicidi e il dolore senza futuro di quei figli devastati dalle mamme nella tomba e i padri assassini, le pari opportunità e il riconoscimento dell'attività quotidiana multitasking. Questa parte, purtroppo, è richiamo annuale dovuto, doveroso, desolato. Il cambio di passo è nel riconoscimento del quid femminile in più nella storia. Nel grande, non nel piccolo. 
Le donne sanno costruire la pace meglio e più degli uomini, sostiene il presidente Mattarella, perché sanno fare rete e dialogo, elementi indispensabili a tessere una integrazione duratura oltre i cessate il fuoco, una pace costruita con cultura, religione, comprensione e rispetto, tutte cose che le donne frequentano molto meglio degli uomini. Tanto che la loro capacità di mediare nei conflitti porta risultati più duraturi di gran lunga. Quindi, non solo stipendi e carriere, pannolini e asili nido come orizzonti della parità femminile. Ma uno sguardo al sostanziale contributo storico delle donne. Ditemi niente. 
E l'altro passaggio in cui cambia l'angolo:  “Dobbiamo metterci in discussione, rinunciare ad ogni forma di riserva mentale e fornire appoggio reale e incondizionato nella lotta alle diseguaglianze e ai pregiudizi” dice il Presidente, e speriamo che faccia scuola. Ma intanto che finalmente autorevoli uomini comincino a dire pubblicamente che serve una modifica della mentalità maschile nel quotidiano mi pare un buon passo avanti e non resta  che augurare che attecchisca. 
La cerimonia è stata guidata quest'anno da Elena Sofia Ricci, attrice di rango, ma parecchio emozionata dalla cornice e forse non proprio a suo agio nelle domande più politiche a Federica Mogherini o Maria Elena Boschi, ma ha tenuto il tempo nel presentare le donne coraggiose e brave e intelligenti nei loro campi che il Quirinale ha voluto farci incontrare. 
Infine, ammettiamolo, la parte mondana ha sempre il suo perché. Ritrovi amiche (e qualche amico) talvolta perdute da anni, oppure incrociate di fretta, è il momento per aggiornare le vite e i telefoni, riscoprire sintonie e abbozzare nuove idee. Perché poi, alla fine, queste occasioni, servono anche a questo, no? A costruire, a fare meglio, a mettere in contatto potenzialità. Almeno, io la vedo così. 





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