mercoledì 24 gennaio 2018

Edimburgo la pura




Ma è proprio una città che ispira intrecci fantastici, questa Edimburgo. Castelli, vicoli, scorci. Ovunque si respira storia. Una storia fatta di avventure vere, studiate sui libri, ma anche di maghi e draghi, mostri, streghe e animali mitologici. Il mondo di Hogwarts non poteva che nascere qui. Se poi si beccano un.paio di giorni di cielo azzurro e limpido condito da un bel sole gelido, la bellezza di questa città si cristallizza in tanti scorci netti, la pietra grigia alleggerita da vetrate colorate e dal verde di piccoli parchi muschiosi. Perfino il cimitero centro città ha il fascino medievale e invita a meditare tra le lapidi erette di certo per cavalieri e dame, saggi di mondi lontani o gente di chiesa contrapposta all'ultimo sangue al potere secolare, in epici scontri nei quali alla fine sacro e profano, giusto e sbagliato intessevano la storia, ma senza stabilire un confine netto. Sono tutti qui, protetti dal velluto verde della natura. 



Oggi l'architettura compone storie e aneddoti e negli scozzesi mi pare infuso un orgoglioso rispetto del passato, unito a un rigore naturale, forse esaltato dal freddo che, sole o non sole, comunque si infiltra sfacciato e persistente. 
Il cuore della città è il castello. Si fa un po' di fila per entrare, però, vabbè, ci sta. Da qui, messere, si domina la valle, per dirla con il Banco del mutuo soccorso (questi se li ricordano solo quelli di una certa età, ma d'altronde io sono venuta fino a qui proprio a festeggiare il mio compleanno e dunque posso fare impunemente citazioni antichissime). E poi ci si infila nella vita medievale, con tanto di segrete ricostruite, gioielli della Corona (no photo, please), stanze delle guardie e tutto il necessario per abitare decorosamente in un castello. 


Intorno vivono pub e caffè. Ma nessuno di loro espone gli sfregi della globalizzazione gastronomica. Niente piatti malamente fotografati e sbattuti sul muro in tre-quattro lingue per calamitare il turista pigro e tonto, niente 'buttadentro' e tantomeno quegli umilianti prezzi doppi (local e foreign) così in voga in città più alla moda (a cominciare dal maleducatissimo centro storico di Roma). A Edimburgo, si mescolano armoniosamente scozzesi e viaggiatori, senza distinzioni. I pub sono frequentati da entrambe le 'categorie'. Razze no, non è una parola da usare più, nemmeno con ironia traslata. 
Per fare un esempio, ecco il Deacin's house cafe Brodie'Close, installato nella ex casa di questo tale Brodie, fabbro in Edimburgo, che aveva messo su una seconda attività assai fiorente rivendendo ai ladri le copie delle chiavi appena fatte. Di lui, in questo locale, si possono ammirare le gesta dipinte e raccontate lungo le pareti. E, nonostante sia proprio in un vicoletto sul Royal Mile, atmosfera, cibo e clientela sono del tutto genuini. 



Ecco, il Royal Mile. Collega il castello al parlamento. È la passeggiata classica di Edimburgo. E tuttavia, sembra essere rimasta agli anni '70. Ci sono moltissimi negozi di souvenir e di distillati, ovviamente. Però l'impressione è che gli articoli in vendita siano ancora quelli di cinquant'anni fa. Sia nelle fogge che nei materiali. I kilt e le sciarpe, per dire, sono identici a quelli che si usavano quando ero ragazza, non c'è alcuna concessione al passare del tempo. E, non a caso non sono riuscita a comprare assolutamente nulla perfino io. Quindi, doppiamente bene. Anche perché ci si sente come assolti dall'obbligo di acquisto e sollevati alla percezione di un luogo frequentato dai turisti che tuttavia vengo trattati come ospiti e non polli da spennare e aggredire a ogni svolta d'angolo. Una esperienza rara e decisamente piacevole. 

Nessun commento:

Posta un commento