giovedì 25 gennaio 2018

Il peggior volo della mia vita



Diciamo che atterrare sono atterrata e dunque non mi lamento più di tanto. Tuttavia, quando il fato si accanisce con i bastoni tra le ruote non c'è niente da fare. Così questo volo Edimburgo-Luton ha sofferto di tutti i disagi possibili immaginabili. Flaminia ed io con lui. Dopo due giorni di sole cristallino, la domenica si è offerta volontaria per lo spettacolo 'Città sotto la neve'. Sottotitolo: freddo a 360 gradi (sotto zero). Con il decollo previsto intorno alle 5 pm, e un po' stanche di pattinare fortunosamente sui marciapiedi schivando i trabocchetti di neve mista a ghiaccio, decidiamo di andare in aeroporto in anticipo. Appunto, troppo in anticipo, visto che quasi appena arrivate sul tabellone è apparsa la scritta incubo di ogni viaggiatore, low cost e non: estimated ... 30 minuti di ritardo. Che, naturalmente, con il passare del tempo si sono dilatati, sgocciolando di 20 minuti in 20 minuti in avanti. 
In verità, parecchi voli erano segnati dal marchio del ritardo: colpa (anche) di un tempo da cani che rallentava decolli e atterraggi. Ma per intrattenerci, l'aeroporto di Edimburgo ha voluto strafare. Quindi, non solo birre e shopping. Abbiamo avuto anche la performance dell'allarme incendio. Di colpo, gli altoparlanti si sono messi a salmodiare sul fuoco, chiedendo con urgente cortesia di dirigersi verso le uscite di emergenza. E poiché siamo british, l'esodo si è svolto con rassegnata compostezza. In realtà, nessuno ci credeva proprio, ma nel dubbio... L'operazione si è ripetuta due volte. Alla seconda lo zelo generale era molto diminuito. Non si è spostato quasi nessuno e anche i più ansiosi hanno fatto solo pochi metri. Altro che meeting point e procedure varie. Noi, poi, eravamo già in fila per l'imbarco e oltre a esprimere i sensi del nostro disappunto, praticamente non ci siamo quasi mosse. 



Come dio volle, imbarchiamo. Ma solo per sentirci dire dal comandante che il tempo a Luton è pessimo e, per ora, di partire non se parla proprio. Accogliamo con nervosismo l'immancabile “vi terremo informati”. Il ritardo ormai è di tre ore e tutti i nostri programmi londinesi si stanno liquefacendo. E poi, diciamocelo, tutto questo entusiasmo per un volo nelle intemperie chi può averlo? Alla fine, si va. Ma il comandante ha voluto tenere in serbo per noi l'ennesima sorpresa e, appena cominciata la discesa verso Luton, ci chiede di spegnere tutti i devices. Specificando che non basta la modalità aereo perché abbiamo 150 metri di visibilità (praticamente il corridoio di casa mia) e dunque scendiamo guidati dalla torre di controllo e senza vedere niente. Ovviamente, ogni possibilità di interferenza elettronica va evitata. Nessuno vorrebbe assistere alla scena della torre che dà istruzioni al pilota il quale non riesce a sentire perché qualche idiota di passeggero ha tenuto il suo smartphone acceso, no? Il silenzio che ha accompagnato questo atterraggio -peraltro perfetto- è stato totale. Diciamo che la compostezza britannica si è aggiunta a una certa dose di tensione generale. 
Tutto bene quel che finisce bene, in ogni caso. E il giorno dopo la stessa Easyjet mi ha riportato a Roma con ben 40 minuti di anticipo sul volo estimated... Gli aerei più pazzi del mondo... 

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