Temo seriamente che questo post potrebbe diventare il primo di una serie. Casa mia è una anziana signora di quasi cento anni. Ottima borghesia, ben tenuta, ma l'età c'è tutta, nonostante qualche lifting (non profondo) e interventi di manutenzione dolce. Le rughe le vedi comunque e qualche volta ahimè diventano crateri da pronto intervento.
È successo nei giorni scorsi. Il parquet del salotto denunciava disagio da un bel po', ma io lo ignoravo arrogantemente. Finché ha unito le forze con la portafinestra e mi hanno battuto.
Insomma, per farla breve il parquet ha cominciato a scollarsi a catena, un listello tira l'altro, e la finestra non si chiudeva più. Ergo, intervento di Roberto, parquettista e (ho poi scoperto) anche personal trainer. Ma questa è una divagazione superflua. Rapido sopralluogo e stamattina si presenta, insieme al socio, Francesco, per l'intervento.
I due suggeriscono anche una soluzione innovativa per limitare danni e costi e quindi io sono molto contenta.
Ma lo psicodramma era dietro l'angolo. Anzi, un doppio psicodramma. Perché, a quanto pare, sarebbe stato impossibile rimettere l'anziana portafinestra al suo posto. In effetti, ammetto che è assai sconocchiata. Immediata chiamata al mio guru della casa, Vittorio Nervi, che fornisce in tempo reale il contatto con un professionista delle finestre. Dico solo che il suo sito si chiama Oknoplast: “vuol dire porta in greco”, lascia cadere la perla di cultura. È sul plast che sono diffidente, infatti. Il sito mi informa che questi infissi in pratica rendono felici senza altri ausili di alcun genere. Se si hanno questi, niente altro conta: rapporti umani, lavoro, svago. Giuro, bastano gli infissi. Verrà la prossima settimana e io dovrò affrontare un problema spinosissimo. Le mirabolanti doti di queste finestre includono anche l'isolamento acustico, che io detesto. Non voglio vivere senza il rumore esterno, che nel mio caso è fatto di canto di uccellini e sfarfallio di pappagalli. Massimo, bambini in ricreazione (all'ora canonica). Chissà se fanno ancora finestre permeabili? Lo scoprirò martedì.
Nel frattempo, ho rischiato di rimanere senza portafinestra da oggi a chissà quando perché, secondo il parquettista, come dicevo, la suddetta non sarebbe mai rientrata nei cardini e scivolata sul nuovo pavimento. La soluzione Colosseo, però, è per me francamente impraticabile. Dunque, con arti diplomatiche che non sempre mi si addicono, ma stavolta sì, ho convinto i due a eccellere in creatività e, con un po di sforzo, la finestra è tornata docile e, soprattutto, chiusa. “Mi chiamano mister Wolfe, risolvo problemi, ha detto orgoglioso Roberto andando via. Contenta anche io, sebbene il nodo del l'isolamento acustico continui a tormentarmi. Ne saprò di più a breve.
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