mercoledì 30 maggio 2018

Il parrucchiere cinese



Dopo una lunga gestazione qualitativa, ma anche culturale, ammetto, sono andata a provare un parrucchiere gestito da cinesi. Sono passati alcuni mesi e posso dire di trovarmi benissimo. Certo, il prezzo consiglia di non andare oltre la messa in piega, perché chissà che prodotti usano per costare così poco. E comunque vedo un sacco di donne che si fanno la tinta e calve non sono. Per ora, mi attengo al mio protocollo e mi limito alla piega. Che questi ragazzi fanno egregiamente e resta al suo posto anche di più di quella del parrucchiere classico. Devo dire che l'esperienza mi piace sempre più.



La clientela del posto dove vado io è varia e variegata. Un melting pot in miniatura: ci sono capelli slavi, orientali, sudamericani, molti italiani, americani, turisti del raffinatissimo hotel della porta accanto, donne di ogni levatura. Ci ho incontrato mie amiche super snob e signore che lavano le scale (lo so perché ne parlavano tra loro). Dunque un'area franca di convivenza nel nome del cheap and chic. 
Sono aperti di domenica è questa è una delle ragioni principali che mi hanno spinto a varcare la soglia. Tornando dal mare, mi fermo da loro e al massimo in mezz'ora esco lavata e stirata. La cosa abbastanza incomprensibile e che, anche se la fila di teste da riassettare sembra lunghissima, si aspetta poco. Il segreto sta nella perfetta organizzazione dei tempi. C'è una donna che lava, i due uomini fanno la piega e uno dei loro anche taglia. E la seconda ragazza fa un po' tutto ed è bravissima. 
A parte uno che parla benissimo, gli altri con l'italiano vanno a spanne. Si creano quindi delle buffe triangolazioni per comunicare il desiderio del taglio oppure lo stile dell 'asciugatura. E resta per tutta la durata del trattamento quella vaga apprensione sul risultato finale. Soprattutto per il taglio, visto che il maestro tagliatore non parla una parola di italiano e si prende una bella incosciente responsabilità. Per dicono alcune amiche scolpisce i capelli con grande stile. Con il narcisismo nervoso della prima donna. Se la signora si dà arie o non è abbastanza cortese, lui posa le forbici e lascia ad altri. 
E poi c'è Eva, una piccolina di cinque mesi all'incirca. La domenica è sempre lì, se la passano di mano in mano tutti quelli che sono liberi da spazzola e phon, più altre signore random, amiche o familiari, non ho capito bene i legami. Papà  e mamma, questo è sicuro, lavano e pettinano. Tutte, clienti e lavoratori, coccolano la sorridentissima Eva, la stiamo vedendo crescere. Chissà quante lingue imparerà. 

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