Non è rimasto molto del potente Regno Champa. Il favoloso mondo del passato, nel quale i Cham spadroneggiavano nelll'Indocina, non ha lasciato alcuna traccia di sè, se non una manciata di famiglie che vivono sul lato vietnamita del Mekong, al confine con la Cambogia. Un'altra piccola comunità sta in Cambogia e altri sono spersi in Tailandia.
Poche persone brutalizzate dal fiume. E non solo, direi, visto che gli attriti religiosi e politici nei secoli hanno confinato questa gente. Vivono in case di legno su palafitte, il piano terra sempre precario, assi sconnesse e mal accompagnate, perché nella stagione delle pioggia acqua e detriti lo inghiottono e gli inquilini sono costretti a ritirarsi in alto.
Del Mekong ogni anno misurano mesti l'esuberanza dispotica. “Quest'anno la piena è arrivata qui, quell'altro la tacca si è fermata un po' più giù...”. Il fatalismo non comporta crepe nè riscatto. Solo la misura del fango annuale. Il governo imprigiona i Champa in questa riserva umida e sterile nonostante il clima fecondo. C'è solo acqua umida. Non si coltiva, non si produce. Quello che fanno qui è solamente passare da una onda di piena all'altra. Ad accogliere i rarissimi turisti, per niente incoraggiati a scoprire questo pezzetto di mobbing razziale, qualche donna e qualche bambino. Anche polli becchettano in attesa dell' inevitabile pentola. Ci sono alcune rozze bancarelle, piccolo artigianato poverissimo, ma di sorprendente gusto. Qualche braccialetto dipinto, teli tessuti a mano rappresentano il residuo di una civiltà che fu colta e magnifica. Oggi i Cham del Vietnam somigliano un po' agli indiani nelle riserve canadesi o Usa. Questi qui, almeno per quello che ho visto io, non bevono come gli indiani d'America, pensionati dalla nascita alla morte e dannati dall'ozio perpetuo, però sono lo stesso esclusi dal loro futuro. E direi anche che i vietnamiti, così compresi nella parte di popolo invaso e oltraggiato, di colpo con i Cham si mettono vestiti assai diversi.
Di questa visita non ho foto: telefono e macchina fotografica, sono affogati in una sfortunata gita, durante la quale sono stata colta in bicicletta in mezzo a una risaia da una tempesta con lampi e tuoni da spavento, che ha lasciato scampo a me, ma non ai miei devices. Quindi le foto sono 'a piacere' di quel viaggio.
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