La prenotazione, grande spartiacque del viaggiatore. Senza voler tracciare profili psicologici che non mi competono, ci sono quelli che, mesi prima, pianificano curve e bocconi, insistono a monte sul dettaglio, studiano storia, geografia, usi e costumi. In un certo senso cominciano a partire in anticipo. Il loro viaggio si dilata nel futuro e, certo, gli imprevisti rimpiccioliscono e i tempi si ottimizzano. Templi e monasteri saranno apprezzati nel loro giusto e non si farà mai torto a una locanda di charme o all'ultima fatica dell'archistar. Ma anche le sorprese saranno contenute.
Inutile dire che io appartengo alla tipologia dei viaggiatori cialtroni, quelli che si preparano poco, non prenotano, guardano approssimativamente gli orari di treni e bus, nella incrollabile convinzione che ci sia sempre un'altra possibilità. Insomma, perso un autobus, se ne trova un altro, magari per una destinazione più nascosta. Non dico che ciò non abbia i suoi lati nervosi. Ma viaggiare è scoperta, occhi e mente allerta, e conoscenza, c'è un mucchio di storia in ogni dove che non aspetta altro che di raccontarsi. Però c'è anche il fattore libertà. E che dire del contatto spontaneo, quelle chiacchiere estemporanee nelle stazioni, i bar che accolgono i viaggiatori con i passa parola più preziosi.
A me piace tanto sedermi su un gradino con la guida in mano e leggere sul posto la storia. Sapere a casa mia che quel dettaglio è lì e significa questo e quello mi lascia inerte, scoprirlo alzando gli occhi dalla pagina mi entusiasma.
Così fare un biglietto mesi prima mi mette ansia, come se aver scelto una destinazione mi precludesse altre (per lo più inesistenti) possibilità. Posso ammettere che è una forma mentis. Ma l'emozione di spingere quell'invio 'prenota' è impagabile.
Nell'era moderna, poi, questa attitudine al punto interrogativo ha riservato molte gradevoli sorprese. Per esempio. Quest'estate, in Sri Lanka, abbiamo vissuto nel lusso più sfrenato proprio prenotando all'ultimo momento e aggiudicandoci così stanze meravigliose a quattro soldi. Uno schema che voglio proprio ripetere. Conditio sine qua non, ovviamente, è viaggiare non in alta stagione ed essere flessibili su itinerario e tipologia di alloggio. Intendo: se la meta dei sogni è inesorabilmente al completo, bisogna farsene una ragione e salire o scendere di prezzo senza storie. Oppure cambiare destinazione. Insomma, bisogna valutare dove il gioco vale la candela.
Una delle prime cose che ho insegnato a Flaminia, quando abbiamo fatto i primi viaggi, è stata proprio la disinvoltura dei programmi. Sembra un po' una americanata, ma insomma, fare di un ostacolo una opportunità in viaggio è sempre una buona idea. E torno alla mia filosofia: vale solo se non si è ingabbiati in schemi statici, mentali o di itinerario.
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