Scrivo di getto dopo la strage di Nizza. Le immagini del camion che falcia indiscriminatamente uomini, donne, bambini riuniti per celebrare la festa della libertà mi rovinano negli occhi e nel cuore. La prima reazione è orrore. E sgomento. Poi monta la rabbia, viene fuori quell'aggressività che deriva dal vedere l'ingiustizia voluta e perpetrata. E poi la paura, Il clima di insicurezza che genera la catena di tragedie provocate volontariamente limita i movimenti e radicalizza pensieri e sentimenti. È proprio la libertà ad essere sotto attacco. Di pensare, di vivere, di essere ciò che siamo. Il dolore per questa nuova ecatombe è immenso. È esattamente l'obiettivo dei terroristi. Il gioco che non dobbiamo giocare. La risposta deve essere ferma, attenta, coordinata. Ma anche morale. Difendersi da questa guerra unilaterale è urgente, ma non solo materiale. Bisogna trovare le armi nei valori e nei principi sui quali è costruita la nostra storia, non essere trascinata in un campo di barbarie e ferocia che non ci appartiene. Per questo, nessun tricolore, nessuna bandiera di libertà e di pensiero, per quanto insanguinati, sarà riposto. Il 14 luglio resterà un giorno di libertè, egalité, fratenitè.
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