martedì 6 giugno 2017

Alicante, Alicante




Dopo mesi di inattività, dovuta a mille ragioni, riapro la porta sul mondo. E più precisamente su Alicante, dove con Flaminia abbiamo prenotato una settimana di sport, detox, meditazione, yoga e quant'altro si può immaginare di sano e salutista. Naturalmente per me vale soprattutto la parte sport, essendo la persona incorruttibilmente più terra terra che io conosca. Però, sai mai che mi veno di qualcos'altro... Meglio sempre buttare un occhio sui mondi estranei. Che effetto fa, si vedrà a breve. 
Intanto abbiamo due giorni di predetox che intendo mettere a frutto. Anche perché li saranno vietati tutti i miei alimenti preferiti, dal caffè alla carne rossa al vino. Mala tempora. 
Alicante, per chi non lo sapesse, è un po' più a sud di Valencia, su quella costa irta di palme e palazzoni fronte mare che tanto sono andati di moda negli anni della cementificazione accurata. Il modello è Barcellona. Ramblas larghissime con bar e ristoranti in susseguirsi su pavimenti variegati. All'occhio inesperto uno vale l'altro, stesse foto di paellas e tapas, stesse offertone di sangria. Musica, fiori, bancarelle. Il bignami della vita d'estate sul mare. 
Poco dietro c'è il nostro hotel che considero carino. La sua insegna è una bicicletta appesa proprio sul portone. E dentro l'ottimismo è sparso a piene mani nell'arredamento nuovo senza segni come nel tipo che ci accoglie, Cristian. Senza acca. 



Partite con l'idea di una cenetta sulla rambla, abbiamo invece bighellonato nella parte di Alicante che si appende verso l'alto. Vicoli non troppo stretti e, diciamo la verità, nemmeno così fascinosi. A parte qualche svolta inaspettata, più per ironia però che per mozzafiato. La cittadina vanta i negozi più brutti di sempre. Spiccano per sobrietà e buon gusto quelli di souvenir e ciò offre un sintetico metro di paragone. E poi, ristoranti un tanto al kilo, piazzati in mezzo alle strade pedonali o sui marciapiedi, formula standard ripetuta in ogni centro turistico, declinata nel cibo locale, vistoso effetto della globalizzazione disanimata. 
Il che non ci ha impedito di estrarre dalle perle di Tripadivisor un posto dove abbiamo mangiato benissimo, godendoci una piazzetta palmata e la paella di mariscos y pescado. 



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