Discorso a parte meritano alberi e murales di Alicante. Le palme in primo luogo. Chiacchierano a boschetto oppure sfilano sul paseo. Il vento proverbiale che incessante lavora ai fianchi la città le obbliga al moto perpetuo così da mantenerle alte e snelle con un bel ciuffo.
Tutto il contrario dei sontuosi alberi della gomma che fanno comunità a sè, anzi due in parti distinte della città e solo lì. Come autorevoli capi tribù, aggregano, dispensano bellezza e trasudano saggezza da tutti i rami. Attorno a loro sono sorti inevitabili caffè e panchine. Se abitassi ad Alicante e dovessi dire qualcosa di importante -un segreto, una confessione, una dichiarazione- certamente lo farei sotto la loro benedizione.
Tutt'altro carattere hanno i murales. Come spiritelli spuntano dietro l'angolo, grandi o piccoli, colorati o ironici, vecchi o nuovi giocano con i passanti. Non guardano al coordinamento, ognuno fa per sé e dispensa la sua personalissima perla di saggezza oppure il capriccio di un momento trasformato in tempo. Divertono senza pretese e danno carattere.
Se poi si sale a piedi verso il castello, Alicante cambia del tutto carattere e si trasforma in un paesino di fascino, tutto bianco e blu, nemmeno fossimo in Grecia. Buganvillee e altri fiori si danno alla pazza gioia nonostante siano costretti in vasi piccoli per le loro aspettative. Le viuzze sono ripide e inaccessibili alle ruote, la gente siede sulla soglia con un libro o un bicchiere. Niente negozi. Sui muri immacolati, però, piccole mattonelle in fila scrivono i nomi di chi abita lì dentro. Oppure disegnano numeri e piccoli quadri naïf. Sono quattro strade in croce, Santa Cruz per l'appunto, ma proprio una bolla di bellezza e di pace.
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