martedì 12 novembre 2013

Il risvolto culturale del serpente a sonagli



Ecco: sono due serpenti a sonagli (rattle snakes) che ho incontrato nella foresta. Le foto sono un po' sfuocate perché un po' di paura ce l'ho avuta ad avvicinarmi.  Ammetto di essere un po' monotona con tutti questi animali pericolosi, ma evidentemente con la fine della stagione delle piogge stanno sbucando tutti fuori. 
L'avvistamento ha provocato in me per la prima volta un disagio consistente ma  negli   amici ingegneri forestali grida giubilo e somma esaltazione perché pare che di questi striscianti  abitanti dei boschi non se ne siano visti più molti negli ultimi tempi. 
Il gioco del macho locale e' prenderli in mano. E ovviamente farsi fotografare. Una specie di roulette russa in versione equatoriale. Ridono smodatamente e puoi vedere quasi la loro adrenalina scorrere a fiumi. Lo stesso quando nella notte l'ennesimo scorpione e' venuto a molestarci. Il rituale e' non ucciderlo ma conviverci il più possibile. 
Racconta Eduardo di aver tenuto in camera sua uno scorpione per mesi finché non è stato morso. 'Allora l'ho buttato fuori di casa, ha violato le regole'. Manco fosse un fidanzato cafone. 
Per carità, un fatto culturale. C'è chi va a correre con una stupida moto e si sfracassa  e chi maneggia serpenti e scorpioni anche mortali. O corteggia vampiri. 
Nel caso in questione però c'è un risvolto antagonistico. Non accettare di partecipare al gioco e magari mostrare un po' di diffidenza comporta  una specie di gogna sociale ed è un fioccare di 'tanto di qualcosa si deve morire', 'se ti punge questa vespa muori soffocato' , 'con questo serpente o perdi l'arto o in un'ora sei in paradiso'. Il meglio e' quando uno viene punto/morso davvero: l'indifferenza totale e' il meglio che possa capitare. Un sorrisetto e via.  Altrimenti e' tutto un rincarare di epiloghi a tinte fosche. Insomma la 'dura legge della giungla' e' diventata qui un tiro (emotivo) al piccione occidentale. 

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