Una sesantina di anni dopo, più o meno, donna Cecilia e' in ottima forma, ricama con precisione e se sbaglia disfa tutto perché il lavoro deve essere perfetto. La sua casa e' deliziosa, ha un bel giardino curato ('se ne occupa un nicaraguense, ormai questi lavori li fanno solo loro', sorride). Curiosa e pronta alla battuta, si muove come una ragazza, e racconta con leggerezza dei suoi viaggi. A Roma, per esempio, dove dopo un giorno ha tirato la giacca del marito per mostrargli un tizio: 'quello è di Heredia'. Presa per visionaria, lo ha avvicinato e ... Era di Heredia 'l'avevo visto in tv, era un ministro', ride ancora. E non ha dimenticato una memorabile caccia allo spaghetto migliore nel cuore della città.
Racconta dei due figli morti. Nel salotto c'è una foto dei famiglia. Mamma mia quanti sono! Lei stessa lo dice scherzando: troppa gente! Però poi si rallegra se chiedo di fotografare la foto e posa con ironia con figlia e nipote. Discorre con comprensione di questo e quello, ma no, alla festa per un bambino nato da una coppia non sposata, no, non ci va.
Passeggiando con Daniela per la loro piantagione di caffè viene fuori il resto della storia. Elias, ritiratosi dal lavoro all'età giusta, ha comprato la terra e le piante e ci ha passato gli ultimi 25 anni della sua vita, tra caffè e galline che conosceva una per una, beneficando i dintorni con uova e verdure. Daniela ricorda che sua mamma, corta di soldi, chiedeva aiuto alimentare ai vicini e quando andava alla finca a trovare il papà tornava carica di derrate per tutti.
Nessun commento:
Posta un commento