lunedì 18 agosto 2014

Piccole industrie stagionali crescono





Che poi la notorietà gliel'ha data tutta Alfano. Loro se ne stavano su spiagge e dintorni, camminando instancabili sulla sabbia del mare nostrum come se fossero nei loro deserti nativi. I cosiddetti vu cumprá sono parte integrante del panorama estivo, soprattutto marino. Talvolta sono un po' fastidiosi, non voglio negarlo, e tuttavia fanno il loro faticosissimo lavoro. Un lavoro. In nero, spesso, d'accordo. Ultimo granello di una lunga catena di illegalità per lo più italiana. Facile eccitare l'istinto contro il pesce piccolo. Ha pure un look diverso, si può additare. 
Al contrario, devo dire che le storie che raccontano questi lavoratori da spiaggia sono sempre più originali e articolate. Basta con la frusta trafila dell'immigrato sopravvissuto al barcone. Generalizzazioni da ministro dell'Interno... 
Il vu cumprá di seconda (o terza?) generazione va sul sofisticato. Intanto, difficile che si metta a sciorinare mercanzia senza 'il preambolo'. Lui gioca tutto su quello. Uno spaccato di vita, sogni, futuro, prospettive. Lo stile del racconto è personale, secco o verboso. Raro, rarissimo il tono lamentoso. Hanno capito, i nostri ospiti spiaggiati, che non va più. Funziona meglio il connubio teatro/ merce valida.
“Sono uno studente pakistano, sono in Italia da pochi mesi e sto imparando la vostra lingua”, mi approccia uno di loro. Vestito come un giovane qualunque, in qualunque nazione, ha solo uno zainetto di piccola taglia. “Lei capisce, prosegue, non solo studio, ma anche devo farlo in un'altra lingua. Si rende certamente conto, signora, delle difficoltà che devo affrontare, tra vivere in un paese straniero e mantenermi. Non voglio abusare del suo tempo, non sono un venditore di mestiere, lo faccio per arrotondare un po'...”. 
E passa una donna africana, vestita in modo tradizionale, offre ceste intrecciate. Parla di lavoro, di impresa da far decollare, figli all'asilo. Qui. Niente strappalacrime. Lo stesso l'indiano tatuatore. Si inchina come espressione di cultura non di piaggeria e svolge il suo involto di vita prima del catalogo. Il progetto della bottega prima dell 'henné totalmente naturale che usa, i disegni che hanno significato e storia dopo l'orgoglio di rilasciare scontrino, fa valere professionalità per il binomio pelle-tonalità del tatuaggio. 


La mia amica Angela ha notato la stessa tendenza. Mi fotografa la sua spiaggia: c'è  la signora che viene dal Senegal e vende vestitini. E' in Italia grazie al ricongiungimento con il fratello che sta in Francia e con Shenghen è venuta a Roma. Vive alla Magliana con il marito mentre i due figli stanno in Senegal con i nonni. Il marito vende al Circeo e lei a Sabaudia. Indossa bellissimi abiti africani. Non invade mai. Angela rinnova la conoscenza di anno in anno. E la vita privata si intreccia in amicizia, ormai. Oltre i vestitini. 
Tra i suoi ombrelloni c'è anche il senegalese che vende libri, fiabe africane per bambini. Che adora i bambini perché gli ricordano i suoi che stanno sempre in Senegal e ci parla quasi tutte le sere tramite skype perché gli mancano moltissimo ( e lo diceva con le lacrime agli occhi). Lui ha lavorato come metalmeccanico e carpentiere. Poi con la crisi ha perso tutto. Ha così ripiegato sull'editoria di strada ed ha aperto la partita Iva. Vuole fare tutto regolare perché non vuole andare in galera, dice, proprio perché tiene troppo ai suoi figli. A Roma vende vicino al tribunale.
Nuovi imprenditori on the beach si fanno avanti, dunque. 
Ma nel quadro si intrufola il ragazzino nordafricano che vende i suoi asciugamani e pareo. Non arriva a sedici anni. Parla con un curioso accento francese. Non si avvicina nemmeno, marcia sulla battigia. Lo devi chiamare, perché è timido e intenerisce. Si vergogna. Non vuole trattare per nessuna ragione. Non è capace. Ma quando capisce che comprerai, si apre in un sorriso strepitoso. Ecco, lui, il più giovane, il più sprovveduto, sembra davvero uscito dal passato, ancora nelle grinfie degli orchi. 
Ecco, penso che dovremmo combattere gli orchi e stimare gli imprenditori. 

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