Suvvia, noi lo sappiamo, il parrucchiere è toccasana per umore e prospettiva. Fa specie accorgersi che in duemila anni suppergiù non è cambiato nulla. Sebbene io non abbia alcuna idea di come i professionisti antichi, schiave abilissime direi, acconciassero le teste romane, oggi mi é capitato di riflettere sul tema.
A palazzo Massimo, due passi dalle terme di Diocleziano, ci sono tre piani di romanità.
Ne parlo a parte. Al primo impatto, però, c'è una sfilata di teste acconciate e con descrizione minuziosa delle pettinature.
Ecco sfilare giovani e anziane attente all'ultimo grido, riccioli e ghirigori, a seconda di possibilità, inclinazioni ed età. Diciamo che, mediamente, i capelli lisci non andavano. Immagino quante disperazioni e fatiche per ondularli almeno. E il tempo speso.
Certo, a guardare queste donne, mi chiedo, ma quanti capelli avevano, santo cielo! Oppure, chissà, chiedo venia per l'ignoranza, anche allora si confezionavano posticci, parrucche e toupet per aiutare a sfolgorare. Sia come sia, mi pare che poco o nulla sia cambiato nei secoli dei secoli. I capelli continuano ad essere punto focale di bellezza e l'arte di acconciarli resta indispensabile. Le fogge mutano, lo spirito mai. (Perla di saggezza).
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