Villa Torlonia vive a due passi da casa mia. Sovrasta la piccola villa Paganini con la sua nobiltà acquisita e riconquistata pezzo pezzo negli ultimi venti anni, a forza di restauri faticosi e stentati. L'ho vista decadente e rugosa, sta tornando ragazza. Con tutte le sue civetterie di bella. A parte i gruppi di canari, che si sono assegnati lo status padroni, non si sa proprio a che titolo. Qui le persone corrono, passeggiano, fanno pic nic, vengono a visitare gli edifici rimessi a nuovo e assurti a ruolo di musei.
Ho cominciato la mia cosiddetta carriera di runner tra questi sentieri, conquistando faticosamente metri e minuti all'inizio in un paio di improbabili Superga. Ho assaporato le stagioni qui, dove i fiori e le piante sono accuditi con solerzia e si cedono il passo a sincrono con i mesi. Le palme, altre altte, secche secche, si erano ammalate, parecchie sono morte, ma quelle rimaste scandiscono il profilo. Insieme ai pini che pure loro, semmai per ingarellarsi, non ne hanno voluto sapere di irrobustirsi e corrono solo verso l'alto. Ora anche l'acqua ha avuto i diritti civili e viene trattata da cittadina first class, ovvero pulita e mantenuta ad un grado di cristallinità ammirevole. Non è sempre stato così, un tempo piccole paludi abbondavano.
Non corro più qui, ho tradito villa Torlonia con villa Ada. Troppo accidentato il terreno e il perimetro corto. Però vengo sempre molto volentieri per due passi e se devo parlare un po' per bene con qualcuno. Mi piace avvistare i vecchi ruderi e trovare le novità. Le scuderie, per esempio, ora scintillano. Certo, siamo in un cantiere aperto che manco la variante di valico, ormai pure quella funziona. Dice. Però se hanno finito quella, pare che la Salerno-Reggio Calabria vada verso il compienti, forse ci sono buone speranze anche per villa Torlonia, no?
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