giovedì 3 dicembre 2015

Una visita al buio



Tra le mille visite, guidate e non, a musei e affini, quella alle domus sotto palazzo Valentini, sede della provincia di Roma, è stata tra le più bizzarre. Una gita praticamente tutta al buio su pavimenti di vetro sistemati alti sui resti romani. Inutile dire che è difficilissimo abituarsi a camminare nel vuoto, la sensazione è contro natura e, sebbene la ragione suggerisca che è solo un pavimento trasparente, si finisce per  trascinare diffidenti i piedi, cercando appoggi con le mani. In più, ci si muove quasi sempre nell'oscurità quasi totale, rotta soltanto dai giochi grafici di luce che raccontano la vita di queste due case romane di ricconi. Molto affascinante, per carità, ma, come dire, mancano gli appoggi. E poi, vietato fotografare. Certo, fotografare il buio e i suoi dintorni non è gratificante, va... Però due scattini proibiti li ho rubati. Certo, non sono un granché, giusto il gusto del proibito...

Questo è il pavimento di vetro sul quale si va 

Ricostruzione grafica malamente fotografata 

Una volta preso atto di essere in balia del sottosuolo, si può prestare attenzione al ricamo delle luci. Che intrecciano le domus, un bunker della seconda (credo) guerra mondiale (rubata foto), case rinascimentali posate sulle rovine romane come classici elefanti nella cristalleria. 




Enormi muri posati a mezzo di raffinati mosaici, statue di senatori e aristocratiche buttate a fare cemento armato per nuove creazioni edilizie, colonne grandi come mai se ne sono viste accasciate senza rispetto. 
La visita rispecchia il casino della storia. Cercano di mettere ordine, ma l'ordine non c'è. C'è (forse) il terremoto che distrugge le domus: te lo fanno proprio sentire sulla pelle e inevitabilmente pensi 'Oddio e se ricapita ora?'. C'è un esilarante passaggio in cui fanno vedere la Roma antica sotto il temporale con un commento senza senso sul fatto che pioveva allora come oggi e che fa pensare che agli autori piacesse da morire la grafica della pioggia... C'è il divertente 'butto' rinascimentale, una specie di Malagrotta ante litteram, dalla quale hanno estratto piatti, oliere, resti di cibo che quasi ci potresti dedurre le ricette. Quasi... 
E alla fine, dopo l'improbabile sosta nell'orrendo stop di souvenir, c'è la storia della colonna di Traiano. La conquista romana della Dacia. Un po' aulica, se vogliamo, ma decisamente ben fatta. Un modo di raccontare la storia, srotolando il bassorilievo, semplice e avvincente. Le foto della colonna, alla fine, sono le uniche appena decenti. 


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