domenica 15 maggio 2016

La condanna di essere come gli altri



Roma addomestica e corrompe. Lo dice una romana di terza generazione. E il vecchio adagio vessillo del qualunquismo “sono tutti uguali” trova legittimazione e una sorta di nobilitazione, sebbene al negativo. Sono quasi trent'anni che bazzico il Parlamento e, fatti salvi casi individuali, ho visto orde di barbari invadere  Camera e Senato con l'obiettivo di abbatterne usi e costumi se non di distruggerli. Nell'avvicendarsi elettorale, chi è rimasto ha assorbito le abitudini romane, i savonarola hanno preso posto nella liturgia e beccano composti. Da che ricordo io, é cominciato con la Lega. Fecero il pienone e arrivarono a Roma con cappi e forconi. Il loro risultato fu al massimo addolcire, e solo un poco, le regole ferree in tema di abbigliamento istituzionale. Pochi lustri, ed ecco che il verde padania si è trasformato da vessillo in vezzo e il carroccio é inciampato in diamanti e lotte di potere. L'ondata di piena del Po si è frantumata di correnti, per forza di cose meno impetuose e chi ha raccolto l'ascia bipenne della contestazione, poi fa i conti nelle regioni con alleanze a geometrie variabili come un Renzi qualsiasi. oggi il leghista medio lo trovi  seduto ammodino sul suo scranno, partecipa ai riti di palazzo come chiunque altro, martedì-giovedi da manuale. Stesso rituale per i grillini. Diciamocelo, i grillini sono scomparsi. Sono rimasti gli eletti del Movimento 5stelle. La mia bacheca fb che per un certo tempo ne è stata invasa da rivoluzionari online,,ora ospita commenti moderatamente schifati, moderatamente rivoluzionari, moderatamente avvolti nella democrazia digitale. Gli stessi parlamentari M5s hanno perlopiu smesso i panni dei crociati per indossare giacca e cravatta. Sembra un secolo fa che l'amministrazione di Montecitorio rivedeva prezzi, usi e costumi in funzione dell'arrivo dei moralizzatori di Beppe Grillo. Nemmeno lo spazio di una legislatura e i modi si sono romanizzati. Il potere scava la pietra più dura, il privilegio smussa le asperità, il Tevere induce la diplomazia. L'imbarazzo con il quale l'establishment grillino (una vera contraddizione in termini) ha accolto il caso Pizzarotti più che quello Nogarin evidenzia il percorso. La lapidazione mediatica non piace più a tutti e l'untore viene perseguito con un sorriso tirato. 
La patina di cinismo ricopre gli ardori, e l'ironia stempera il manicheismo. Bene? Male? Meglio? Peggio? Non mi ergo a giudice, ci mancherebbe. Mi limito a constatare. Lascio ai posteri l'ardua sentenza, come ha detto uno ben più bravo di me. 

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