La penombra è fitta, i tacchi sono stati un grave errore sebbene necessario, le persone si muovono qua e là. Più là, nel mio caso, verso un tavolino dove distribuiscono le ostriche tra le più buone che io abbia mai mangiato. Aperte all'istante. Poi però, alzi gli occhi e c'è la tomba di Cecilia Metella a poche lunghezze di sguardo. È illuminata un poco, con quella luce gialla di Roma, che ricorda e impone tempo andato e fasti veramente mai messi da parte. C'è la luna a fare la parte del leone.
Chiama con la sua bella grandezza. Sfidando i pericoli dei tacchi, si va verso di lei. Una passeggiata su un pezzo originale di Appia romana, contenuto dal giardino, non più di duecento metri per trovarsi ai piedi del mausoleo. Una esperienza che toglie il fiato. Un privilegio indimenticabile.
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