martedì 13 febbraio 2018

Bannare per non pensare




Sempre più spesso leggo sui social -soprattutto su Facebook- di persone che appena un loro contatto mostra una opinione differente lo cancellano e postano orgogliose la notizia come gesto politico, quasi di purificazione di se stessi e della società intera. Mi domando se sono le stesse che diligentemente copiano e incollano la litania indignata sull'algoritmo di Fb che ti fa vedere solo pochi e omogenei, escludendo gli altri. Ora, non nego che ogni tanto viene anche a me la voglia di bannare chi posta idee molto lontane dalle mie, che mi irritano o indignano. La tentazione di accomodarsi nella propria rassicurante echo chamber, cassa di risonanza costruita a immagine e somiglianza, ha la sua forza. Tutto così scorre in armonia con il mio pensiero. Gli amici reali, ma soprattutto virtuali, grondano sintonia e ci sentiamo tutti corroborati e irrobustiti intellettualmente. E invece no. Così non facciamo che costruire debolezza del pensiero. La trappola è da evitare. Mi trattengo sempre, molto raramente spingo il tasto delete, a meno che non si tratti di odiatori seriali, tastieristi dal linguaggio violento e sboccato. Per cultura, professione e tradizione sono allenata a rispettare e leggere quello che pensano gli altri, anche molto lontani da me. Per sapere. Per capire. Per valutare. E, se vogliamo, anche per controbattere meglio le tesi che non condivido. Trovo che sia un bell'antidoto all'oscurantismo.
D'altra parte questa storia del barricarsi nel proprio orticello ideologico non è una novità. Una volta si chiamavano provinciali. Oppure ottusi. O anche reazionari. La chiusura all'altro, la diffidenza verso chi appare diverso o pensa alternativo, va di pari passo con la storia del mondo. Le guerre -di religione e non- anche se sono state fatte per pezzi di terra e accessi per ricchezza e potere, sono sempre apparecchiate incitando a dare addosso al cattivo, identificato con lo 'straniero'. Oggi, forse, la tecnologia amplifica e aggrava il fenomeno, ma che l'umanità tenda al conformismo e a trovarsi con i propri simili penso non sia esattamente una novità. 
Quindi, scoperta l'acqua calda, bisogna cercare di farne buon uso, senza scottarsi. Ed evitare con consapevolezza di farsi ammaliare dal mito del bozzolo confortevole. Cercando quindi il più possibile di valutare -non necessariamente ingollare- opinioni, piuttosto che escluderne a priori l'esistenza. Potrebbe succedere di trasformare i nemici in avversari e contaminare il pensiero almeno all'ascolto. Sarebbe questa, penso, la vera democratizzazione della rete. Che oggi, hai voglia a dire, sta diventando sempre meno democratica. Amplifica gli orticelli separati all'ennesima potenza. La meraviglia di poter affondare le mani e la mente in tutta la conoscenza del mondo con qualche clic annullata dalla banalità di una ristrettezza mentale qualunque, questo sì che è peccato. 

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