martedì 7 aprile 2015

I preliminari del Togo




Confesso: io, fino a una settimana fa, bene bene dove fosse il Togo non lo sapevo. Certo, Africa. Certo. Ma in un punto 'x' non meglio identificato. Poi mi è piovuto dal cielo questo viaggio. Che proprio piovuto dal cielo non è, ma della genesi racconterò più avanti. Come sia, in pochi giorni la mia avventurosa 'aggiunta' a una spedizione già organizzata da tempo, ha preso forma e corpo. Ancora non ci credo. E sì che il biglietto è fatto e le ferie chieste/accordate. So perfino che il Togo è lungo lungo e stretto tra il Benin e il Ghana, nel Golfo di Guinea. Si è ritagliato anche un piccolo affaccio al mare e ci ha piantato la capitale, Lomè.
Stamattina, quindi, mi sono precipitata al centro Vaccini di via dei Frentani per sottopormi alla febbre gialla e alla meningite. Ho preso il solito cazziatone benevolo perché loro vorrebbero che ci si prenotasse per telefono senza andare direttamente lì alla cafona. E invece lo fanno tutti, io per prima. Da sempre, ammetto. “Noi vacciniamo tutti, ma almeno ve lo facciamo pesare se venite senza avvertire”, si rassegna il medico di turno. Peraltro cortesissimo. Abbiamo subito scherzato perché nel giro di due secondi mi ha infilzato il braccio ben tre volte (febbre gialla, meningococco, polio). Boh? Secondo me ha fatto finta. Speriamo bene... Comunque avevo un po' paura e anche adesso sono in attesa di reazioni apocalittiche, finora però totalmente assenti.  
Nel frattempo, stanotte-in-piena-notte, ho passato in rassegna i miei leggendari abbigliamenti da viaggio. Per una settimana, direi che si viaggia leggeri, solo bagaglio a mano. Il giacimento dei vestiti inguardabili che di solito partono con me si è assottigliato, ma qualche 'capino no moda' ancora mi resta. Un mucchietto esile, ma perfettamente in grado di sostenere sette giorni a trenta gradi. 




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