martedì 14 aprile 2015

Telemedicina export



In Togo per portare la telemedicina a Amakpapè. Vedere e toccare apparecchiature e computer, osservare i dati impilarsi sugli schermi e immaginare l'interfaccia in qualche sperduto villaggio dell'Africa più o meno fonda, fa un certo effetto. Insomma, il primo sguardo personale sulla telemedicina è meravigliato. Non per 'i progressi della scienza e della tecnica', che, vabbè, si sanno o si immaginano. No, più per il gran numero di persone che regalano pezzi di tempo, denaro, idee alla non trascurabile causa di aiutare sconosciuti, perdipiù lontanissimi. 


Il progetto di Telemedicina Amakpapè ha tre sponsor: Luconlus, Ght e Nico i frutti del Chicco. Luconlus, in ricordo di Luca Grisolia, è la veterana di Amakpapè. Hanno già costruito. Cose e relazioni. I suoi soci fondatori sono andati in Togo già varie volte. Abituees, insomma. Ght, invece, sta per Global Health Telemedicine. L'anima è Michele Bartolo, medico, impegnato anche in Dream, la via della comunità di Sant'Egidio per combattere l'HIV in Africa. Sono loro che forniscono i macchinari e il know how per la telemedicina a Amakpapè. E poi c'è Nico i frutti del Chicco, nata perché  Niccolò, che si è addormentato a quattro anni nel suo letto e non si è svegliato, resti sempre anche un po' quaggiù. Giovanni, che in parte finanzia il progetto, ha avuto l'idea di spedirmi in Togo a raccontare fatiche e progressi. Con suo fratello Luca, che è medico, e farà il rodaggio della telemedicina locale. 
Necessaria, però, una sorta di informativa preventiva e la prova generale dei macchinari. Un modo anche per incontrarci tutti e ottimizzare bagagli e trasferimenti. 



La peculiarità della telemedicina è la diagnosi tempestiva dello specialista richiesto nella lingua richiesta. Quindi, niente equivoci per discrepanze di traduzione e risposte in tempi rapidi. Chi chiede aiuto, ho appreso, viene aiutato a essere preciso da una serie di domande specifiche. Come un questionario precompilato, che esplora anche sintomi che non saltano immediatamente all'occhio. Questo perché nei villaggi e nelle missioni annidate nei vari chissà dove, spesso non ci sono medici ma infermieri, anche talvolta rudimentali, mi sa. E così, meglio aiutarli il più possibile a definire. 
La prova pratica, almeno a guardarla fatta da esperti, sembra abbastanza scorrevole. Si invia la richiesta, corredata da quante più informazioni ed esami possibili (chessò, elettrocardiogramma, lastre...) ci sono anche corpi umani disegnati dove segnare con frecce e/o altri simboli l'andamento del dolore o del rush cutaneo o quel che è il problema. Insomma, cose semplici per risolvere problemi difficili. Porteremo tutto laggiù. E magari ci sarà un sacco di gente che, poi, si sentirà meglio. Perché, si, la vita è inesatta però qualche volta ci azzecca. 

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