giovedì 30 aprile 2015

Mal di mattone



Quando si crea qualcosa dal nulla, ovvio che ci si deve dare una mossa. La missione Cuori grandi è sorta nel bel mezzo della foresta togolese a un tiro di schioppo da un paio di villaggi di fango e frasche. Sì sì proprio quella Africa lì, che uno pensa sia rimasta solo nel fondo fondo del continente e invece sta anche ai bordi della strada statale. 


Nei villaggi convivono con pari diritti e opportunità uomini e animali, polli e capre si districano nei viottoli e e nei cortili. Bagni non ce ne sono. Il piccolo cimitero ha continuità, tra una abitazione e un 'negozio' (virgolette obbligatorie). 



Scopri nel villaggio grande, oltre al ristorante e alla birreria, anche un cinemino off. Niente di pretenzioso.  Solo film in lingua originale, chissà quale. E fuori, oltre a una bella antennona, un trabiccolo colorato che mi spiegano essere il Prototipo del flipper. Roba da museo. 


Neanche a dire che il progetto della missione è ben diverso. Ma anche per sottolineare che gli standard di partenza sono, ammettiamo, bassini. 



Quindi, per costruire si parte dal fiume. Dove si va a prendere la sabbia con il camion. E intendo: camion dopo camion, riempiti a palate e sudore. Niente macchine, solo braccia. Ce ne sono voluti migliaia per costruire i tre piani della scuola, ne serviranno un po' meno ma sempre un bel po' per la Chiesa che è in progress. 
Dalla sabbia al mattone. Qui li fanno uno per uno, manco fossero opere d'arte. Setacciano la sabbia, la  Bagnano al punto giusto, poi la 'imbustano' in apposite 'forme da mattone' e scodellano. Il sole fa il resto. Ma insomma non è una cosa da poco. 



In questo modo non esattamente da terzo millennio sono venuti su i primi edifici. Quello dove abito io è ancora da rifinire. 



Ci lavorano attivamente. Ogni mattina suor Patrizia, fondatrice e anima del luogo, raduna gli operai e distribuisce compiti, lodi  e ramanzine. Interessante vedere come tiene un riga decine di omoni e ragazzoni. 

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